Rebus maggioranza per Netanyahu, gli mancano due seggi

L' ex primo ministro d'Israele Benjamin Netanyahu parla in una conferenza nel kibbutz Kiryat Anavim, vicino Gerusalemme. (ANSA- EPA/ABIR SULTAN)
L' ex primo ministro d'Israele Benjamin Netanyahu parla in una conferenza nel kibbutz Kiryat Anavim, vicino Gerusalemme. Archivio.(ANSA- EPA/ABIR SULTAN)

TEL AVIV.  – Due seggi separano Benyamin Netanyahu dalla maggioranza, ma non è cosa da poco nel sistema politico israeliano. Il vincitore delle terze elezioni in un anno, infaticabile nella ricerca del consenso, appare avere davanti a sé una salita più ripida di quanto sembrava in un primo momento.

Se ieri infatti gli exit poll assegnavano alla sua coalizione di destra 60 seggi su 120 alla Knesset, questa sera i dati del Comitato elettorale gliene concedono 59, lasciando ancora aperta – secondo l’opposizione – ogni possibilità. Anche se mancano ancora da scrutinare i voti dei soldati, del personale diplomatico all’estero e dei circa quattro mila israeliani in quarantena per il coronavirus, gli esperti giurano che il quadro alla fine ricalcherà la situazione attuale.

Cinquantotto o anche 59 seggi non sono i 61 che servono per governare e all’orizzonte si profila un nuovo possibile stallo. Il Mago – come, a ragione, hanno continuato a chiamarlo i suoi sostenitori nella festa in suo onore durata a Gerusalemme fino a tarda notte – ha rivendicato la vittoria di ieri “come la più grande” della sua vita: “un successo gigantesco”, l’ha definita. I palestinesi gli hanno subito replicato – come ha notato il segretario generale dell’Olp, Saeb Erekat – che a vincere sono state invece “le colonie, l’occupazione, l’apartheid”.

Dopo aver dormito poche ore, Netanyahu stamattina si è messo subito al lavoro riunendo attorno allo stesso tavolo i leader della sua coalizione. L’obiettivo, è evidente, è spuntare i seggi che gli mancano. E già su alcuni media filtrano indiscrezioni su possibili defezioni da altri partiti: nel mirino c’è in particolare una deputata di Blu-Bianco di Benny Gantz. Il partito centrista, per bocca del numero 2 Yair Lapid, ha però ammonito che non solo la sua formazione non entrerà in un governo con Netanyahu “ma neanche un singolo deputato”.

L’ipotesi più praticabile, come riferito dal sito Walla, è invece che Netanyahu guardi al tesoretto del leader nacionalista laico Avigdor Lieberman, che di seggi ne ha ben sette e continua ad essere il king maker di ogni possibile governo.

Se Lieberman alla fine dovesse cedere – malgrado i rapporti pessimi tra i due e la valanga di insulti che si sono scambiati in questi mesi – sarebbe un nuovo miracolo del Mago. Oggi il leader nazionalista ha affermato che “farà di tutto per evitare le quarte elezioni”. In che modo, al momento, lo tiene per sé, ma non è un mistero che spinga per un governo di unità nazionale tra i due partiti maggiori.

L’opposizione, ieri avvilita, nel corso della giornata si è ripresa. Da Blu-Bianco hanno fatto sapere che faranno di tutto per impedire a Netanyahu di raggiungere la maggioranza. Il presidente Reuven Rivlin riceverà il risultato definitivo del voto martedì prossimo, 10 marzo. Da quel momento potrà cominciare le consultazioni, che non potranno andare oltre il 17 marzo. Quindi dovrà affidare l’incarico. Per uno scherzo del destino, proprio il 17 in tribunale a Gerusalemme si aprirà il processo a carico del premier per le accuse di corruzione, frode e abuso di potere. La partita è aperta.

(di Massimo Lomonaco/ANSAmed)

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