La Lazio vola in testa, anche il Bologna ko

oaquin Correa e Luis Alberto Romero Alconchel festeggiano il gol della Lazio sul Bologna.
oaquin Correa e Luis Alberto Romero Alconchel festeggiano il gol della Lazio sul Bologna. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – La lotta scudetto ai tempi del coronavirus agita tutti, non la Lazio. La squadra di Simone Inzaghi, a suon di risultati, riesce a spezzare il filo sottile che divide la necessità dal caos dei rinvii e battendo anche il Bologna (2-0) in un solo tempo, sale sul tetto della Serie A.

Una sensazione inebriante, anche perché, nel girone di ritorno, non accadeva dal 14 maggio 2000, giorno della conquista del secondo scudetto. Scaramanzia permettendo, la striscia record e i richiami al passato vincente lanciano sempre di più questa Lazio.

Nell’unica partita ‘normale’, giorno e ora previsti, pubblico sugli spalti e il solito frastuono festoso che colora gli stadi, bastano una ventina di minuti alla Lazio per lanciare l’ennesimo segnale inequivocabile al campionato. Luis Alberto e Correa, non Immobile però, marcano i gol del primato, che torna in mano alla Lazio dopo due decenni di tribolazioni.

Il Bologna si presenta all’Olimpico ed esibisce subito il proprio totem Sinisa Mihajlovic che, dalle parti dell’Olimpico – in particolare sulla sponda biancoceleste – è amato come pochi. Il giro sotto la curva nord e la relativa standing ovation fanno da apripista a una partita che comincia e finisce nel giro di poco.

Perché la Lazio parte a tutta e crea palle-gol a ripetizione: Luis Alberto distilla perle di bel calcio e, dopo un paio di tentativi, fa centro. Questa volta il suggeritore è Immobile, proprio l’uomo al quale lo spagnolo serve assist in serie. Il ‘mago’ al 18′ riceve, controlla e batte rasorerra Skorupski per l’1-0.

Poi, sale in cattedra Correa che al 19′ tira addosso al portiere. Al 21′, quindi, insacca il 2-0, complice una deviazione di Danilo che mette fuori causa Skorupski. Sembra finita e invece il Bologna prova ad andare oltre i propri limiti, riuscendovi un un paio di occasioni: sfiora il palo con Orsolini e Schouten, poi impegna Strakosha con Barrow. L’occasione più ghiotta del primo tempo resta quella di Soriano, respinto da Strakosha, fra il primo e il secondo gol della Lazio.

In apertura di ripresa Strakosha respinge su Orsolini. La dimostrazione che il Bologna sembra un’altra squadra arriva al 7′, quando Denswill raccoglie di testa un angolo dalla sinistra – dopo essersi liberato in area – e colpisce Strakosha, sul rimpallo è fortunato ma anche sfortunato al tempo stesso perché, è vero che il pallone finisce in rete, ma dopo avere carambolato sul suo braccio: Var e annullamento da parte di Abisso.

Al 17′ Immobile vorrebbe partecipare alla festa e allungare nella classifica della Scarpa d’Oro, supera pure Skorupski, ma fallisce il bersaglio. Al 22′ secondo gol annullato al Bologna, questa volta per fuorigioco (di Palacio) su conclusione di Tomiyasu. Anche in questo caso Var decisiva.

La festa si consuma sulle note di un famoso brano techno di Gala, che canta ‘Freedom my desire’: che sia un “desiderio” di scudetto, ormai, lo si è capito almeno da una ventina di partite senza sconfitta.

(di Adolfo Fantaccini/ANSA)

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