Coronavirus: riparte il lavoro nella zona rossa, aperte alcune aziende

Coronavirus, persone con la mascherina in una strada di Milano..
Coronavirus, persone con la mascherina in una strada di Milano.. ANSA/MOURAD BALTI TOUATI

LODI. – Sono poche ma rappresentano il segnale di una prima apertura le deroghe rilasciate stamane ad alcune aziende che hanno sede nella ‘zona rossa’ dalla prefettura di Lodi. Deroghe che consentono di riprendere, sebbene in modo limitato e con l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie a contenere il pericolo di diffusione del coronavirus, il lavoro e che un gruppo di imprenditori e i dieci comuni interessati chiedono a gran voce.

All’emergenza legata alla salute ora si aggiunge quella economica. Per evitare che il Covid-19 affossi la produttività del territorio e per non arrivare al punto di dover dire, “l’operazione è riuscita ma il paziente è morto”, è arrivata la fase degli appelli e degli sos lanciati dalle Associazioni di categoria, dalle aziende, dai sindaci al Governo e alle altre autorità.

Dopo le autorizzazioni alla Mta di Codogno, stamane un paio di ditte che hanno fatto domanda nei giorni scorsi, hanno ricevuto dal Prefetto Marcello Cardona il via libera per riprendere a lavorare e fare uscire i prodotti dalla ‘cintura’ di protezione che da domenica scorsa ha trasformato l’area in un vero e proprio “sorvegliato speciale”, presidiato da forze dell’ordine e dall’esercito per evitare che gli abitanti escano.

Controlli che tra ieri sera e stamane hanno portato a bloccare una decina di persone in fuga, denunciate per aver violato il divieto imposto dalle disposizioni governative. La preoccupazione che sta mondando in questi giorni è “l’impatto devastante” e “il fortissimo disagio economico che stanno affossando indelebilmente il tessuto imprenditoriale del territorio con scarse possibilità di ripresa”, si legge in una lettera che verrà sottoscritta da una trentina e più titolari di medie e grandi imprese che hanno costituito il Gruppo Imprenditori Basso Lodigiano e che è indirizzata prima di tutto al Prefetto Marcello Cardona.

Nel documento si chiede “fatte salve tutte le procedure per garantire il contenimento dell’emergenza epidemiologica”, di “rendere tempestivamente esecutive” a partire da lunedì prossimo 2 marzo due richieste di deroga all’interno dell’area isolata: quella di concedere a tutte le imprese di produzione residenti nella zona rossa a riprendere anche parzialmente le normali attività lavorative con il personale attualmente residente anch’esso nella zona rossa e di autorizzare i trasportatori poter accedere ai magazzini per permettere l’invio delle merci-prodotti finiti e attualmente giacenti e l’approvvigionamento delle materie prime”.

Non diverso è l’appello dei sindaci dei 10 comuni in quanto, spiega Francesco Passerini, alla guida di Codogno, “si sta rischiando di ammazzare una economia con ricadute ben più ampie rispetto al territorio Lodigiano e Lombardo, perché qui ci sono anche multinazionali. Non vogliamo arrivare al punto di dire ‘l’operazione è riuscita ma il paziente è morto’.

Insomma i primi cittadini chiedono di “lasciarci lavorare e di riaprire i battenti”, pur nel rispetto delle norme a tutela della salute. Intanto la protezione civile all’interno della cintura di protezione è costretta a un super lavoro: servizi ai cittadini che hanno bisogno di aiuto. Per chi non si può muovere da casa servizi a domicilio, anche dell’Esselunga, per la spesa e consegna dei medicinali. Mentre le scuole e i licei hanno adottato il sistema di riprendere le lezioni online e una radio dedicata alla zona rossa tiene compagnia alla gente per tutto il giorno.

(dell’inviato Francesca Brunati/ANSA)

Lascia un commento