Coronavirus: in fuga dalle zone rosse verso ‘casa’, ma rischiano

Coronavirus: posto di blocco dei Carabinieri all'uscita della zona rossa.
Coronavirus: posto di blocco dei Carabinieri all'uscita della zona rossa. ANSA/NICOLA FOSSELLA

ROMA. – ‘Fuga da Alcatraz’ ai tempi del Coronavirus diventa un nostrano ‘Fuga da Codogno’. Meno poetico e internazionale ma altrettanto pericoloso, almeno per la salute (degli altri) e per le tasche e la libertà (del fuggitivo) che rischia il carcere fino a tre mesi e una multa fino a 206 euro. Si scappa dai comuni del lodigiano per tornare a casa, per noia, per paura o per infrangere un divieto, magari passando per i campi.

L’ultimo caso è quello del 33enne di Torricella (Taranto) – “Sono io la persona che più odiate in questo momento, il primo caso di coronavirus in Puglia”, ha scritto su facebook – rientrato a casa martedì scorso dopo essere stato nella ‘zona rossa’ lombarda per alcuni giorni, in visita ai parenti. Ma lui si giustifica e non accetta di essere definito ‘untore’:

“Un giorno prima di partire” per la Puglia, “ho chiamato i numeri messi a disposizione per riferire tutto quello che avevo fatto”. E al numero verde “mi hanno detto di partire perché non ero stato a contatto con le persone malate”. Tornato a bordo di un aereo, è risultato positivo al test dopo aver contattato un medico di sua iniziativa. Ha avuto la febbre ma ora sarebbe asintomatico.

Da Codogno è ‘fuggito’ anche un cameriere per tornare a casa dei genitori a Montefusco (Avellino): ha raccontato di essere rientrato con la sua auto dal paese del Lodigiano. Al momento lui e la sua famiglia sono stati messi in quarantena. La notizia del suo rientro nel paese natale è stata accolta con preoccupazione dai concittadini, e non sono mancate le ingiurie nei suoi confronti sui social.

E’ ‘evaso’ due volte l’uomo che si trovava nella zona rossa in Lombardia e che i carabinieri avevano posto in isolamento a casa di un amico a Firenze. Non contento, l’uomo è tornato nel suo paese, Castiglione d’Adda ed è stato denunciato dai carabinieri per violazione di un provvedimento delle autorità. Tutto sarebbe partito dalla segnalazione di un cittadino che ha indicato la presenza nel capoluogo toscano dell’uomo.

Non doveva spostarsi da Codogno neppure un paziente positivo al Coronavirus che si è presentato all’ospedale di Piacenza, secondo quanto riportato ieri dall’assessore regionale dell’Emilia-Romagna alla Sanità, Sergio Venturi. “L’abbiamo già segnalato alla Lombardia, stiamo facendo verifiche, ma evidentemente c’è qualcosa che non va”, ha spiegato Venturi: “Se è uscito dalla zona rossa? Parrebbe di sì, vedremo. Se fosse così, non dovrebbe succedere”. Il paziente è stato ricevuto dall’ospedale piacentino, ma “avremmo piacere che restassero all’ospedale di Lodi o similari”.

Non avrebbero avvisato le autorità della loro intenzione di lasciare le zone del focolaio virale per tornare nei paesi di origine neppure i tre insegnanti, due fratelli di 27 e 29 anni, tornati venerdì scorso in treno a Lauro (Avellino) e un altro che ha fatto ritorno a Taurano (Avellino) in auto.