BRUXELLES. – Non spende per le famiglie, e nemmeno per la scuola. Ma ha la spesa più alta d’Europa sulle pensioni di reversibilità e per gli anziani in generale. La fotografia scattata da Eurostat della distribuzione della spesa sociale in Europa, descrive l’Italia come un Paese alle prese con un grosso problema demografico, costretto a spendere tutto per la popolazione che invecchia e con pochissime risorse per aiutare le famiglie e i giovani.
Secondo i dati del 2018 dell’Istituto europeo di statistica, l’Italia è il primo Paese in Europa per la spesa sociale dedicata alle pensioni di reversibilità, e il secondo per quella indirizzata agli anziani. E l’ultimo per la spesa sull’istruzione. Alle pensioni di reversibilità è andato il 5,4% della spesa sociale complessiva, mentre agli anziani il 27,5%, percentuale seconda solo alla Grecia (28,1%). In media l’Ue a 27 spende il 3,3% per la reversibilità e il 22% per gli anziani.
L’Italia è invece in fondo alla classifica per la spesa dedicata all’istruzione: è appena l’8,2%, contro una media Ue del 9,9%. Molto bassa in Italia è anche la spesa sociale per le famiglie: è solo il 2,1% del totale, la più bassa dopo la Grecia (1,8%). Non si investe nemmeno nelle case popolari e nei servizi per la comunità: il Governo italiano gli dedica solo l’1% della spesa sociale, secondo solo alla Grecia (0,4%).
In generale, nel 2018 la maggior parte della spesa dei Governi Ue è andata alla protezione sociale (41,2%), seguita da sanità (15%), servizi pubblici generali come gli affari esteri e le transazioni sul debito pubblico (12,9%) e istruzione (9,9%).
Peso limitato hanno avuto invece ordine pubblico e sicurezza (3,6%), la difesa (2,6%), la protezione ambientale (1,7%). In Europa i Paesi che puntano più sulla sanità (se si guarda alla spesa in percentuale sul Pil), sono Danimarca (8% del Pil), seguita da Austria (8,2%) e Francia (8,1%).
L’Italia ha investito nella salute dei cittadini il 6,8% del suo Pil 2018. Ed è la Danimarca il Paese Ue che dà il maggior sostegno alle famiglie (4,3% del Pil) ed a malati e disabili (4,4%), mentre i Paesi che pensano meno alle famiglie sono Spagna e Grecia (0,8%). A Francia e Finlandia va il primato per la spesa a sostegno dei disoccupati (1,9% del Pil).
Quelli che hanno investito di più sui servizi pubblici generali sono Grecia e Ungheria (8,3%), Finlandia (8%) e Italia (7,9%). Per l’istruzione, chi punta a migliorarla di più è la Svezia, che ha investito il 6,9% del suo Pil, la Danimarca (6,4%) il Belgio e l’Estonia (6,2%). Su ordine pubblico e sicurezza, la spesa maggiore l’hanno stanziata la Bulgaria (2,5%), la Croazia (2,4%) e l’Ungheria (2,3%). E sulla difesa il record va a Lettonia (2,1%), Estonia e Grecia (2%).
L’Ungheria è anche il Paese che spende di più su religione, cultura e divertimento (3,2%) seguito dall’Estonia (2%). Sulla protezione ambientale sono invece all’avanguardia i Paesi Bassi (1,4%), Belgio e Grecia (1,3%). Su case popolari e attività per la comunità spiccano la Croazia (1,7%) e Cipro (1,5%).
Eurostat spiega che durante i primi tre anni della crisi finanziaria (2007-2009), la spesa del Governo rispetto al Pil è cresciuta. Subito dopo ha iniziato a calare costantemente, a anche causa delle misure di consolidamento.
(di Chiara De Felice/ANSA)