Lavoro-imprese: pronti aiuti a zone rosse

Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in un'immagine d'archivio.
Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in un'immagine d'archivio. (ANSA/ CIRO FUSCO)

ROMA. – Ora basta allarmismi, che fanno solo male al made in Italy, bisogna tutti insieme pensare a ripartire. Banche, imprese e sindacati, a una settimana dai primi casi di Coronavirus nel Nord Italia, lanciano un appello perché si riavvino, in fretta, tutte le attività bloccate per l’emergenza. Un appello cui il governo risponderà a brevissimo, forse già sabato, con il varo di due nuovi decreti: il primo, praticamente pronto, con gli aiuti per i privati e le norme “salva-stipendi” per i dipendenti pubblici delle zone rosse, cui seguirà un secondo pacchetto “più ampio” per ridare slancio a un’economia debole già prima della crisi sanitaria.

É ancora troppo presto, non si stanca di ripetere il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, per dare numeri sull’impatto del virus sui conti italiani, anche se si susseguono analisi, l’ultima di Prometeia (-0,3%), che vedono il Paese nel 2020 in recessione, pure considerando che l’esecutivo metterà in campo misure per attutire gli effetti negativi del Coronavirus. Le risorse, assicura Gualtieri, ci sono, anche perché il governo è pronto a usare la flessibilità.

Ma bisogna fare presto: aziende chiuse, agricoltura in affanno, turismo in ginocchio, hanno bisogno di “tornare a una rapida normalizzazione” per consentire a dipendenti e aziende di tornare al lavoro, dicono all’unisono tutte le sigle datoriali, dagli artigiani alle banche e la grande industria, e i sindacati confederali, chiedendo all’esecutivo uno sforzo in più per far ripartire gli investimenti, guardando anche oltre l’emergenza.

Il governo “lavora pancia a terra” ribadisce Gualtieri, intanto per mettere in sicurezza le aree più colpite di Lombardia e Veneto e poi per sostenere anche i settori che più hanno subito contraccolpi anche fuori dalle zone rosse. Mentre Cdp annuncia prestiti a tasso calmierato per 1 miliardo, lo stop ai mutui nei Comuni colpiti dalle misure di contenimento del virus, e pure una iniziativa di solidarietà dei 2.000 dipendenti che potranno donare l’equivalente di un’ora di lavoro, i ministeri tentano di stringere – riunioni tecniche in agenda anche domani – sui due nuovi decreti.

Il primo provvedimento, assicura anche il titolare dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, aiuterà le imprese nelle aree dei focolai grazie a un “set di misure” che vanno dall’accesso semplificato, automatico e senza oneri al Fondo di Garanzia per le Pmi, che verrà potenziato portandolo a 750 milioni (dai circa 600 attuali) e che concederà il massimo delle garanzie (80%) alle imprese delle zone rosse, allo stop a una serie di pagamenti (premi assicurativi, bollette di gas, acqua e luce, diritti alle Camere di commercio, versamenti obbligatori ai fondi mutualistici, pagamenti a Invitalia).

Ci sarà poi la proroga dell’entrata in vigore delle procedure di allerta per tutte le Pmi, più tempo per i bandi Mise, oltre allo stop alle rate dei mutui per imprese e famiglie in accordo con l’Abi. Nel secondo decreto, che dovrebbe di fatto raccogliere anche le misure che si stavano studiando per il decreto crescita bis di rilancio degli investimenti, di semplificazione e di sblocco delle infrastrutture. Tra queste potrebbero trovare posto anche gli indennizzi, dicono Gualtieri e Patuanelli, per i danni diretti e indiretti alle imprese.

Norme ad hoc dovrebbero arrivare, in entrambi i decreti, anche per il turismo. Mentre la P.a. ha messo a punto le misure per evitare tagli agli stipendi dei lavoratori a riposo forzato causa Coronavirus: non saranno considerate assenze quelle nelle giornate di chiusura degli uffici e non ci saranno tagli nemmeno per chi è stato in malattia o quarantena a causa del Covid-2019 o per ricoveri ospedalieri.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

Lascia un commento