Moody’s: allarme recessione. Confindustria chiede aiuti

Un operatore finanziario osserva l'andamento delle azioni davanti agli schermi di computer in una sala operatoria di Milano.
Un operatore finanziario in una sala operativa in Piazza Affari di Milano. (ANSA/ DANIEL DAL ZENNARO)

NEW YORK. – Moody’s suona l’allarme crescita: se il coronavirus diventa una pandemia globale ci sarà una recessione globale. In questo quadro non si salva l’Italia: il virus farà sentire i suoi effetti sulle già deboli prospettive di crescita, ma probabilmente non avrà impatto sul rating.

Le ripercussioni “molto negative” sull’economia, invece, si vedono eccome, dice Confindustria chiedendo al governo “misure più ampie” di quelle adottate finora, che diano ossigeno alle attività produttive anche fuori dalle ‘zone rosse’. “Siamo in emergenza”, servono “misure di sostegno alle imprese”, tuona anche Carlo Bonomi, che guida Assolombarda ed è in corsa per la presidenza di Confindustria, sottolineando oltre al danno economico immediato anche quello reputazionale, che avrà effetti  nel medio-lungo periodo.

L’esecutivo in queste ore continua a lavorare ai nuovi provvedimenti economici, che dovrebbero essere spalmati in due decreti. Il primo potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri già venerdì e dovrebbe intanto sospendere altri adempimenti anche per le imprese, dopo lo stop a tasse e rate della rottamazione già rese operative dall’Agenzia delle Entrate.

Sul tavolo ci sarà anche un intervento deciso per sostenere il turismo, tra i settori più danneggiati già in questa prima settimana di emergenza, tra bar e ristoranti svuotati e cancellazioni delle prenotazioni negli alberghi. Per il comparto si sta studiando “un credito d’imposta” per le imprese turistiche “che registrino un sensibile calo del fatturato”.

Una misura “giusta e di buon senso” dice il capo politico M5S Vito Crimi, per un settore che sta soffrendo, assicurando il favore del Movimento alle “misure robuste” in preparazione per offrire proprio quel “sostegno ampio” che chiedono le imprese. E che si aggiungerà ad altre norme come la Cig in deroga per tutte le Pmi con meno di 6 dipendenti e tutele per i lavoratori pubblici a casa per le chiusure degli uffici.

Gli interventi serviranno a contrastare le difficoltà che descrive Moody’s che vede ulteriori pressioni al ribasso per l’Italia, che aumentano il rischio recessione. Ma non toccherà il rating che già “incorpora il debole profilo di crescita del paese”, anche perchè sono attese misure anticicliche.

Ma non è solo l’Italia a preoccupare. Con il passare dei giorni il rischio è che il coronavirus diventi una pandemia globale e causi una recessione globale, spiega Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics. Il virus è piovuto dal nulla su un’economia mondiale già fragile e vulnerabile, un “cigno nero” che tutti “speriamo non voli”, aggiunge Zandi in un report.

Alcuni effetti immediati comunque sono prevedibili, come la frenata dell’economia cinese di cui il crollo del 20% delle vendite di auto in gennaio è solo un assaggio. Il rallentamento cinese inchioderà la ripresa globale a una crescita del +2,4% nel 2020 (0,4 punti in meno delle ultime stime). Per gli Stati Uniti la crescita è stata rivista al ribasso all’1,7%, ben lontano dall’obiettivo del 3% di Donald Trump. Il numero di casi di coronavirus negli Stati Uniti è ancora contenuto ma le autorità sanitarie hanno lanciato l’allarme attirandosi la furia del presidente. Il tycoon non ha risparmiato neanche le fake news, che cercano di “seminare panico, anche sui mercati”.

Dopo due giorni di passione Wall Street tenta il rimbalzo sulla scia dell’Europa, dove Piazza Affari è risultata maglia rosa (+1,44%). Ma per le borse mondiali le sedute di lunedì e martedì sono state da dimenticare: sono stati bruciati complessivamente 1.700 miliardi di dollari. Solo i 10 maggiori paperoni al mondo  hanno perso 40 miliardi di dollari: Jeff Bezos e Bernard Arnault hanno visto andare in fumo sette  miliardi di dollari ciascuno. Bill Gates ne ha persi due, e Mark Zuckerberg  cinque.

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