Bolivia: Corte elettorale invalida candidatura di Morales al Senato

L'ex presidente boliviano Evo Morales arriva in Argentina, nel dicembre scorso.
L'ex presidente boliviano Evo Morales arriva in Argentina nel dicembre scorso. (Ansalatina)

La PAZ. – La Corte elettorale suprema boliviana (TSE) ha invalidato la candidatura di Evo Morales al Senato perché l’ex presidente, esiliato in Argentina, non adempie all’obbligo di “residenza permanente” nel Paese.

Morales aveva lasciato la Bolivia per il Messico dopo essersi dimesso a novembre dopo settimane di proteste contro di lui seguite a controverse elezioni presidenziali. Successivamente si era trasferito in Argentina.

Nel suo annuncio il TSE ha precisato che oltre alla candidatura di Morales a senatore per Cochabamba, leader del Movimento al socialismo (Mas), è stata esclusa dalla competizione per le elezioni del 3 maggio prossimo anche la candidatura a quella per Potosì dell’ex ministro degli Esteri, Diego Pary, anche in questo caso per non rispetto della condizione della residenza permanente continuativa di almeno due anni nel luogo prescelto.

Pericolo scampato invece per il candidato presidenziale del Mas, l’ex ministro dell’Economia Luis Arce, la cui candidatura era stata messa sotto osservazione.

Annunciando la decisione, il presidente del Tse, Salvador Romero, ha chiarito che essa è inappellabile, anche se il Mas può sostituire i candidati esclusi.

L’ex presidente boliviano ha sostenuto oggi che la sua inabilitazione a candidarsi alle elezioni del 3 maggio come senatore per il dipartimento di Cochabamba “è stata presa dal Tribunale supremo elettorale (Tse) su istruzione dell’ambasciata degli Stati Uniti a La Paz”.

Morales ha parlato in una conferenza stampa a Buenos Aires, dove attualmente risiede, di “grave errore giuridico” e di “un attentato alla democrazia” che “dimostra come il Tse si sia sottomesso alla politica statunitense”. Ribadendo di avere presentato tutta la documentazione prescritta per essere abilitato alla candidatura al Senato, l’ex capo dello Stato ha sottolineato che “in questo modo non si sta garantendo che in Bolivia vi saranno elezioni pulite e trasparenti”.

In risposta alla domanda di un giornalista, Morales ha spiegato che a suo avviso “con il colpo di stato sono state ingannate anche la polizia e le forze armate”. “Sono in contatto – ha quindi rivelato – con elementi delle forze armate che protestano con i loro ex comandanti, e anche con quelli attuali”. In questa situazione, ha aggiunto, c’è in Bolivia “un popolo che sta recuperando la coscienza della Patria, e ad esso si sommano, non so in che percentuale, settori delle forze armate e della polizia con spirito nazionalista e antimperialista”.

L’avvocato argentino Raúl Zaffaroni che, con il collega Gustavo Ferreyra, assiste Morales, ha confutato l’argomento della inabilitazione dell’ex presidente basata sulla mancanza di continuità “per due anni” di residenza permanente nel Paese.

“Morales – ha sostenuto – non sta fuori dalla Bolivia per propria volontà, ma perché si è creata una situazione di necessità, di forza maggiore, perché se restava, lo uccidevano”.