Più rischi per la crescita, ma debito 2019 aiuta i conti

Un'operaio metalmeccanico al lavoro in un'immagine d'archivio
Un'operaio metalmeccanico al lavoro in un'immagine d'archivio. GIORGIO BENVENUTI-ARCHIVIO. ( ANSA / DC)

ROMA. – Uno scenario di crescita che inizia l’anno indebolito dal Pil in rosso a fine 2019, con la difficile congiuntura industriale che rischia di scaricarsi sul 2020. E che potrebbe scombussolare i piani di riduzione delle tasse del Governo, che però avrà dalla sua un debito/Pil che a fine 2019 risulta migliore di quanto previsto. Un aiuto nel futuro confronto tra Italia e Ue sulla legge di bilancio.

É il quadro in cui il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri sarà chiamato a trovare le risorse per convincere la Commissione europea a dare luce verde a una manovra in grado di stimolare la crescita senza rompere troppo con le regole. I numeri pubblicati oggi da Bankitalia tratteggiano un 2019 che, come aveva anticipato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, dovrebbe riservare qualche sorpresa positiva. Un debito pubblico aumentato, nel 2019, di meno di 30 miliardi di euro a 2.409,2 miliardi, grazie anche al contenimento della spesa per interessi. Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio conti pubblici, ex Fmi ed ex commissario alla spending review, calcola un rapporto debito/Pil a circa il 135%: meglio del 135,7% scritto da Gualtieri nella Nadef, con un aumento di due decimali rispetto al 134,8% del 2018.

“É un aumento piuttosto basso”, dice Cottarelli. Inoltre “è una buona notizia che per la prima volta in diversi anni la variazione del debito sia inferiore al deficit”. Il fabbisogno è infatti stato pari a 35,2 miliardi, contro un aumento del debito pari a 28,7 miliardi. Fonti del Mef confermano un debito/Pil inferiore alla stima Nadef: evidenziano anche che è inferiore al previsto il fabbisogno e che le entrate di competenza “sono sensibilmente superiori a quelle del 2018 e alle stime indicate nella Nadef 2019”.

I problemi sul 2020, con il governo che punta a un piano ambizioso di taglio dell’Irpef e del cuneo fiscale con risorse tutte da trovare e a un debito/Pil previsto al 135,2%, sono sul fronte della crescita. La stagnazione dell’economia tedesca avrà un impatto in Italia. I dati dell’Istat di oggi, insieme a esportazioni 2019 in frenata a +2,3%, parlano di un crollo dell’export di auto dell’8%, il peggiore dal 2009. Poi ci sono i rischi globali, a partire dal coronavirus che promette di colpire il Pil cinese, impattando non poco sull’export europeo e sul turismo. C’è il probabile rallentamento dell’economia Usa.

E, per l’Italia, c’è soprattutto il calo del Pil dello 0,3% negli ultimi tre mesi del 2019 che fa partire il Pil 2020 con un -0,2%. Confindustria, nella sua “congiuntura flash”, ritiene che “l’Italia inizia anche il 2020 senza crescita” con una “sostanziale stagnazione che segue la flessione di fine 2019”.

Certo, Confindustria vede “segnali di stabilizzazione” per il manifatturiero italiano. Il ministro Gualtieri ha detto di aspettarsi “un rimbalzo a gennaio, siamo fiduciosi che l’economia possa ripartire”. Il Pmi manifatturiero a gennaio è risalito a 48,9 da 46,1. Ma la stima di un +0,6% di crescita 2020 messa nella legge di bilancio appare molto a rischio. La Commissione europea prevede uno 0,3%. L’Upb un +0,2%, con un Pil che sconta l'”eredità” del calo di fine 2019 e gli indicatori più recenti che “non sembrano indicare un mutamento di clima”.

“Penso – dice Cottarelli – che una riduzione del rapporto debito/Pil sarà molto molto difficile visto l’andamento del Pil”.

(di Domenico Conti/ANSA)

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