La purghe di Johnson sul governo, fuori i dissidenti

Il premier britannico Boris Johnson esce da casa sua a Londra.
Il premier britannico Boris Johnson esce da casa sua a Londra.(ANSA-EPA/ANDY RAIN)

LONDRA. – Un governo a immagine e somiglianza di Boris Johnson per entrare nell’era della Brexit. Depurato da quasi tutte le voci vagamente dissonanti in grado di arrecare fastidi tanto al manovratore, destinato a guidare il Regno Unito nei prossimi 5 anni dopo il trionfo alle urne di dicembre, quanto alla sua eminenza grigia: il geniale guru elettorale e sulfureo super consigliere di Downing Street, Dominic Cummings.

L’annunciato rimpasto del governo Tory britannico, atteso negli ultimi giorni dai giornali d’establishment come un modesto riassestamento, si è trasformato in un mezzo terremoto. Molto simile a quel “massacro di San Valentino” – anticipato giusto d’un giorno – che proprio Dominic, Dom per gli amici, pare pregustasse da settimane per regolare i conti con i ministri meno allineati. La testa che rotola facendo più rumore è quella di Sajid Javid, 50 anni, moderato, radici pachistane, costretto a dimettersi dopo soli sei mesi da cancelliere dello Scacchiere e responsabile supremo della politica economica del Regno.

Indisponibile a farsi commissariare da Cummings, fra i cui adepti era stato ribattezzato da tempo ‘ChINO’ (Chancellor In Name Only, Cancelliere solo di nome), Javid ha rifiutato di essere confermato, come Johnson gli offriva, alla condizione di sacrificare l’intero staff al Tesoro a vantaggio di un team di consiglieri imposto da Dom. Ed è stato sostituito seduta stante dal già pre-allertato suo numero 2, Rishi Sunak, altro figlio della new Britain multietnica, ma di famiglia indiana. Un 39enne emergente, fattosi le ossa alla City, la cui promozione appare tuttavia un triplo salto mortale in veste di nuovo inquilino del numero 11 di Downing Street, il portoncino accanto a quello della residenza del primo ministro, e di uomo con la valigia rossa: chiamato fra un mese scarso a presentare a Westminster la prima finanziaria del dopo-divorzio da Bruxelles.

Il cambio della guardia è stato accolto subito dalle polemiche delle opposizioni, che hanno parlato di “caos”. E -nella reazione del cancelliere ombra laburista John McDonnell -hanno liquidato il giovane Sunak come “una marionetta”.

Il governo in effetti rischia ora qualche contraccolpo, fra gli umiliati e offesi del gruppo Tory, anche se la maggioranza di più 90 alla Camera dei Comuni appare garanzia di durata. Il messaggio di Johnson è comunque chiaro: “Il dissenso non sarà tollerato”, sintetizza Gordon Rayner, political editor del giornale amico Daily Telegraph. La conferma arriva dalle altre indicazioni del rimpasto d’una compagine che rafforza il suo volto brexiteer (rimagono in sella i due vicepremier di fatto, sia Dominic Raab, ministro degli Esteri, sia Michael Gove), cosmopolita e tendenzialmente giovane. Sebbene con qualche ulteriore taglio alla minoritaria componente femminile, solo in parte compensato dalla conferma agli Interni di Priti Patel o dall’ascesa di Suella Braverman (entrambe di famiglia indiana, entrambe 40enne euroscettiche ed entrambe in fama di falco) a prima Attorney General donna della storia britannica al posto di Geoffrey Cox.

Escono invece, fra gli altri, con Javid e con Cox (che paga la battaglia legale persa alla Corte Suprema a fine 2019 sulla sospensione del Parlamento), figure capaci di mettere in discussione su singoli dossier la linea di BoJo come Andrea Leadsom (rimpiazzata alle Attività Produttive dall’ennesimo lealista indo-britannico, Alok Sharma, premiato anche con la presidenza della CoP26, la conferenza Onu sul clima che il Regno organizza nel 2020 in partnership con l’Italia); o come Julian Smith, silurato dal dicastero per l’Irlanda del Nord per quanto reduce dal successo dei negoziati sulla ricomposizione del governo locale d’unità nazionale a Belfast e stimato a Dublino.

Una prova di forza per Boris, su cui al momento aleggia solo lo spettro della vacanza di Capodanno da 15.000 sterline a Mustique, Caraibi, che risulta essere stata graziosamente donata a lui e alla 31enne fidanzata Carrie Symonds dal chiacchierato tycoon David Ross. Episodio da chiarire, tuona il Labour, seppur comunicato al Parlamento. E che intanto rischia d’azzoppare proprio Symonds, ipotetico contraltare allo straripante Cummings a Downing Street, alla quale oggi sarebbe spettato secondo qualcuno il compito di salvare la poltrona di Javid.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)