Mafia: 37 arresti nel Brindisino, donne in ruoli operativi

Operazione notturna dei Carabinieri per arrestare i malviventi.
Operazione notturna dei Carabinieri per arrestare i malviventi. ANSA / us carabinieri

BRINDISI. – Erano le donne i veri pilastri delle organizzazioni criminali smantellate oggi con 37 arresti dei carabinieri nel Brindisino. Erano loro – secondo l’accusa – a fornire un apporto determinante alla vita del clan mafioso, a partecipare attivamente alle discussioni sulla gestione dei traffici di droga e alle decisioni da adottare sulla ripartizione dei proventi per il sostentamento dei loro mariti detenuti o latitanti.

Quando i loro uomini riuscivano ad ottenere almeno gli arresti domiciliari, le donne lasciavano che fossero i coniugi a coordinare da casa l’attività del clan, legato alla potente Scu. Come faceva, utilizzando i ‘pizzini’, il presunto capoclan Andrea Romano. Usava fogli di carta e un pennarello di colore nero per impartire gli ordini.

Due ‘pizzini’ furono sequestrati il 13 novembre 2014 a Giuseppe Prete e Luigi Carparelli. C’erano le indicazioni del boss su come gestire i ricavi dei traffici illeciti. Sul secondo pizzino (il foglio di un’agenda settimanale scritto con inchiostro marrone) gli affiliati informavano Romano che i suoi ordini erano stati rispettati.

A conferma del ruolo di capoclan di Romano – secondo i carabinieri – vi è la frase di congedo che lo stesso apponeva sui ‘pizzini’, con la quale autorizzava i sodali ad agire: “Il resto fate voi avete il mio via”.

Le ordinanze di custodia cautelare sono due e sono state emesse dal gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Dda. I destinatari sono 37 (29 in carcere, otto ai domiciliari). Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa con l’aggravante della disponibilità di armi, associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsioni.

La prima ordinanza è a carico di 20 persone (sette già detenute) e riguarda le attività illecite gestite dai clan Coffa-Romano nel quale le donne erano straordinariamente attive. Le indagini sono partite dopo l’omicidio di Cosimo Tedesco e il ferimento del figlio Luca, compiuti a Brindisi il primo novembre 2014. I primi accertamenti portarono all’arresto di Andrea Romano, Francesco Coffa e Alessandro Polito.

Gli approfondimenti hanno permesso di ricostruire la gestione degli affari criminali delle due famiglie e l’invio dei pizzini ai famigliari latitanti.

La seconda ordinanza riguarda un presunto traffico internazionale di cocaina organizzato da Renato De Giorgi collegato alla famiglia Coffa con al vertice i coniugi Alessandro Coffa e Maria Petrachi, quest’ultima divenuta reggente del clan dopo l’arresto dei marito. Un ruolo verticistico lo avevano altre donne: Angela Coffa, Marika Stasi e Rosaria Lazoi. Anche loro – secondo l’accusa – conducevano personalmente le trattative legate alla compravendita della droga.

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