Bachelet: quarant’anni fa l’assassinio dell’uomo del dialogo

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Vicepresidente del CSM David Ermini in occasione della cerimonia per il 40° anniversario dell'uccisione di Vittorio Bachelet,
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Vicepresidente del CSM David Ermini in occasione della cerimonia per il 40° anniversario dell'uccisione di Vittorio Bachelet, Roma, 12 febbraio 2020. ANSA/ UFFICIO STAMPA QUIRINALE - FRANCESCO AMMENDOLA

ROMA. – Quarant’anni fa le Brigate Rosse con otto colpi di pistola assassinarono all’università La Sapienza l’uomo del dialogo, Vittorio Bachelet, giurista cattolico, docente e da tre anni vicepresidente del Csm. Nel messaggio di rivendicazione sostennero di voler colpire il Consiglio superiore della magistratura come luogo della risposta militare all’azione rivoluzionaria.

Il vero bersaglio era lo Stato di diritto. “E’ stato ucciso perché impersonava il senso più autentico della nostra democrazia”, come ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha presieduto una seduta straordinaria Csm, nella sala che all’indomani dell’agguato fu camera ardente di Bachelet e che oggi porta il suo nome.

In Aula il figlio Giovanni, che due giorni dopo l’assassinio del padre, ai funerali, stupì e commosse affermando che “sulle nostre bocche ci sarà il perdono e mai la vendetta” e oggi invita a commemorare il padre seguendone i principi. E Rosy Bindi, che del professore è stata assistente alla Sapienza e testimone dell’assassinio.

“Operò costantemente per promuovere la coesione all’interno del Consiglio, ben conoscendo le fratture ideologiche che lo attraversavano in quel tempo. L’azione che qui ha svolto era espressione della ricerca del bene comune attraverso l’incontro tra posizioni diverse”, ha affermato il capo dello Stato, che prendendo la parola a Palazzo dei Marescialli ha ricordato: “Era convito che nell’impegno sociale, politico, istituzionale, attraverso il dialogo fosse possibile ricomporre le divisioni”.

Mattarella ha quindi invitato ad avere “maggiore coraggio” nel confronto, alla ricerca della soluzione migliore. Fu “uomo di unità”, “retto e libero”, l’ha ricordato il vicepresidente del Csm, David Ermini: “Credeva nei giovani e, da ‘inguaribile ottimista’, in un futuro migliore per la vita del Paese e delle istituzioni”.

L’attività di Bachelet “fu rivolta alla difesa delle garanzie costituzionale e della tutela dello Stato di diritto. Un obiettivo – ha detto anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede – che anche noi dobbiamo perseguire con il dialogo e il confronto istituzionale”.

Per ricordare i 40 anni dall’assassinio del suo vicepresidente, il Csm ha pubblicato il libro ‘Vittorio Bachelet. Gli anni ’70 tra speranze e disillusioni’, con interventi di giornalisti, storici e politici, curato dal magistrato-scrittore Giancarlo De Cataldo, che sarà diffuso anche tra i più giovani in accordo con il ministero dell’Istruzione.

“Le immagini dell’assassinio di Bachelet ancora ci feriscono. Lavoriamo – ha detto la ministra Lucia Azzolina, che stamattina al Csm ha premiato i vincitori di un concorso tra gli studenti – affinché la scuola prepari le nuove generazioni a una società che non abbia più bisogno di questo dolore, ma che guardi al futuro con solidarietà, tolleranza, rispetto e responsabilità”.

Nel pomeriggio l’omaggio della Sapienza, alla presenza del Capo dello Stato. In un seminario dedicato a Bachelet che si è svolto al rettorato della Sapienza, il giudice della Corte Costituzionale Giuliano Amato ha sottolineato che “la sua opera fu dedicata al coordinamento. Chi non è appartenuto alle vecchie generazioni degli istituti giuridici non è in grado di capire il valore rivoluzionario di quegli studi rispetto a quelli a cui ci avevano abituato i nostri maestri.

Nel lavoro di Vittorio c’era l’esame delle norme. Lavoro che ebbe un impatto straordinario. Perché si occupò di coordinamento? Il coordinamento tende a garantire l’autonomia dei singoli organismi coordinati e insieme la possibilità di arrivare a un indirizzo unitario a fini comuni. Ecco il punto, il coordinamento ha come fine il perseguimento del fine comune”.

Della necessità di ricordare Bachelet ha parlato anche il rettore della Sapienza Eugenio Gaudio: “Le sue posizioni le ha pagate con l’estremo sacrificio e per noi è un dovere non solo ricordarlo ma tramandare il suo esempio ai più giovani che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo”.

(di Melania Di Giacomo e Simona Tagliaventi/ANSA)

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