Nell’Internet Safer Day è ancora allarme cyberbullismo

Logo dell'Internet Safer Day.
Logo dell'Internet Safer Day.

ROMA. – In tutto il mondo il web è percepito come un luogo meno civile e sicuro rispetto ad un anno fa. A sancirlo è Microsoft Digital Civility Index, uno studio diffuso ogni anno in occasione dell’Internet Safer Day, la giornata mondiale per la sicurezza in Rete istituita dalla Commissione Europea.

Indagine che analizza le attitudini e le percezioni degli adolescenti (13-17) e degli adulti (18-74) rispetto all’educazione civica digitale e alla sicurezza online in 25 Paesi, in cui l’Italia figura al decimo posto.

A livello globale i contatti indesiderati (41%), le fake news (29%) e il sexting (l’invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite Internet o smartphone con il 23%) sono i rischi più comuni riscontrati. Anche se è sempre allarme cyberbullismo visto che il 22% degli intervistati ammette di esserne stato vittima.

Un allarme confermato da un sondaggio condotto dall’Unicef, tramite la piattaforma U-Report, in 30 paesi su 170 mila giovani: uno su tre ha risposto di aver vissuto esperienze di cyberbullismo e uno su 5 ha saltato la scuola proprio per un comportamento vessatorio on line.

Il 71% di coloro che hanno risposto al sondaggio Unicef crede che il cyberbullismo si verifichi soprattutto sui social e circa il 32% ritiene che i governi dovrebbero essere responsabili di porre fine al cyberbullismo, il 31% che dovrebbero esserlo i giovani e il 29% ha risposto le società di internet.

Emerge inoltre che le ragazze hanno maggiori probabilità di essere vittime di cyberbullismo rispetto ai ragazzi e che gli studenti più grandi potrebbero essere maggiormente esposti al fenomeno rispetto a quelli più piccoli: i 15enni riportano una percentuale maggiore di cyberbullismo rispetto a quelli di 11 anni.

Anche secondo i dati del centro di ascolto di Telefono Azzurro, cyberbullismo, sexting e violazione della privacy continuano ad essere i rischi maggiori nella rete per i minori; nel 2019 le richieste d’aiuto sono arrivate nel 65% dei casi dal genere femminile.

Mentre in tutto il mondo si abbassa l’età di accesso alla Rete, sulla base di una ricerca di Telefono Azzurro e Doxa Kids 2020, i genitori faticano a stare al passo con le piattaforme di social e il 30% dichiara si dichiarano ‘impreparati’ e temono che i propri figli incontrino on line contenuti che esaltino l’anoressia, l’autolesionismo, il suicidio o contenuti pornografici e immagini violente.

Non è migliore la situazione degli insegnanti, i quali ritengono di non aver ricevuto un’adeguata formazione per il 46% sui possibili percorsi di segnalazioni di casi di violenza, pericolo, pregiudizio e per il 42% sui rischi e sulle opportunità del digitale.

Timidi segnali positivi arrivano invece da una ricerca condotta da Generazioni Connesse – il Safer Internet Center Italiano, coordinato dal Ministero dell’Istruzione – e curata da Skuola.net, Università ‘Sapienza’ di Roma e Università di Firenze, secondo cui tra gli adolescenti cominciano a fare effetto le campagne sull’uso consapevole della Rete.

La percezione dei rischi sale: ad esempio, 9 su 10 si dicono infastiditi quando, navigando, s’imbattono in episodi di cyberbullismo. Anche se quasi 4 su 5 segnalino gli episodi o ne parlino con gli adulti, non è cosa da poco il fatto che circa 1 su 5 non intervenga o, in casi peggiori, aiuti il contenuto ad essere più virale tramite like o condivisioni.

(di Emanuela De Crescenzo/ANSA)

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