Caso Gregoretti nell’Aula del Senato, incognita Lega sul voto

Il segretario della Lega Matteo Salvini, durante una trasmissione di Porta a porta.
Il segretario della Lega Matteo Salvini, durante una trasmissione di Porta a porta. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Grande incertezza nel centrodestra su come affrontare mercoledì nell’Aula del Senato l’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini sulla Gregoretti, passaggio che potrebbe anche risolversi senza alcuna votazione. Il primo dilemma è quello della Lega, ancora in stand by circa la possibilità di presentare o meno un documento contro l’autorizzazione a procedere: con la conseguente richiesta di un voto dell’Assemblea, che però certificherebbe la retromarcia di Salvini, dal sì al no al processo.

Dietrofront su cui la maggioranza attacca. In attesa del passaggio, Salvini dice di “non veder l’ora” di spiegare le sue ragioni in Tribunale. Il Regolamento del Senato prevede che la decisione della Giunta sia portata in Aula, la quale può “non procedere a votazioni intendendosi senz’altro approvate le conclusioni della commissione ad hoc (articolo 135 bis).

Per ribaltare le deliberazioni della Giunta occorre presentare un ordine del giorno, che viene votato per appello nominale palese. Il 12 la seduta partirà con la relazione della leghisa Erika Stefani, che riferirà sulle decisioni della Giunta. Quindi si aprirà un dibattito durante il quale potrà essere presentato un documento che chiede di cambiare le decisioni prese.

L’attuale maggioranza, sempre favorevole al processo nei confronti di Salvini, si dichiarerà in sintonia con i deliberati della Giunta e quindi non presenterà alcun testo, che eventualmente deve essere depositato da Lega, Fi e Fdi. E qui cominciano i dubbi. Il 20 gennaio, a pochi giorni dalle Regionali in Emilia Romagna, Salvini fece votare la Lega a favore del processo nei suoi confronti, mandando in minoranza Fi e Fdi che, con la relazione del presidente Maurizio Gasparri, avevano chiesto di fermare il processo.

Fi vorrebbe presentare mercoledì l’ordine del giorno, in coerenza con quanto sempre sostenuto e per marcare la propria posizione “garantista”. Sulla stessa linea FdI. L’ex ministro Giulia Bongiorno, in una intervista, ha sottolineato i rischi che Salvini corre nel processo, e ha detto di averlo convinto a cambiare strategia.

In ogni caso, l’ordine del giorno “garantista” degli azzurri sembrerebbe non avere molte chance di venire approvato a Palazzo Madama. In più certificherebbe – si ragiona in ambienti parlamentari di Palazzo Madama -la marcia indietro e la strumentalità in chiave elettorale delle decisioni della Lega lo scorso 20 gennaio in Giunta.

E su questo il centrosinistra ironizza: “Salvini prima delle Elezioni in Emilia – ha detto Franco Mirabelli (Pd) – ha fatto il martire, ora fa retromarcia”. “Prima delle elezioni ha sbandierato che voleva andare a processo sul caso Gregoretti. Scusi Salvini, conferma o scappa?” ha scritto sui social Piero Grasso.

Il leader della Lega rilancia il guanto di sfida: “vado in Aula assolutamente tranquillo. E’ sicuro che passera’ la richiesta di processo ai miei danni. Spero solo che facciano in fretta”. L’alternativa per il centrodestra sarebbe quella di non presentare alcun ordine del giorno: Lega ed FI affermerebbero che il voto della Giunta è sbagliato, e anche l’eventuale intervento di Salvini ribadirebbe la difesa del proprio operato.

Ma restano ancora troppe incognite sulla strategia finale del leader leghista: un dilemma che il centrodestra tenterà di risolvere in una serie di incontri alla vigilia della seduta di mercoledì.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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