Maledizione in casa Kercher, morto il papà di Meredith

Il papá di Meredith Kercher, John Kercher.
Il papá di Meredith Kercher, John Kercher. (Sputnik)

LONDRA.  – La morte che aveva bussato con violenza 13 anni fa alle porte di una casa di Perugia, è tornata ad allungarsi di fronte a una casa di Londra. E’ di nuovo tragedia per la famiglia di Meredith Kercher, la studentessa britannica uccisa 21enne nel 2007 nel capoluogo umbro. Questa volta la malasorte s’è portata via sua padre John, spirato per le conseguenze di un sospetto scippo subito tre settimane fa, sul quale non manca peraltro qualche ombra di mistero.

John Kercher, 77 anni, si è spento in ospedale – come riportato dal Sun – dove era stato ricoverato a gennaio dopo esser stato ritrovato per strada in gravi condizioni. Aveva ripreso conoscenza, ma non era stato in grado di ricordare cosa gli fosse successo né di confermare l’ipotesi investigativa di un tentativo di rapina durante il quale potesse essere stato trascinato sull’asfalto riportando diverse ferite e fratture.

L’episodio era avvenuto a Croydon, alla periferia sud di Londra, dove Kercher – giornalista professionista in pensione con alle spalle 40 anni di carriera da cronista per tabloid come il Daily Mirror e lo stesso Sun – abitava. E dove in questi anni aveva continuato a fare la sua vita: provato da un dolore irrimediabile, racconta chi lo conosceva, ma con la dignità di sempre e un riserbo tenace che gli aveva sempre fatto rifiutare gli eccessi di quel circo mediatico, che conosceva, innescatosi attorno al giallo dell’assassinio della figlia minore.

Ufficialmente Scotland Yard considera al momento la morte di John Kercher “non spiegata”. Non vi sono infatti testimonianze certe, né immagini di telecamere a circuito chiuso del presunto scippo. “A dispetto di tutte le indagini condotte – ha osservato il detective Steve Andrews – non siamo ancora riusciti a stabilire in modo definitivo come si sia procurato le lesioni” alle quali in ultimo il suo fisico non ha retto.

Elementi di dubbio che accomunano amaramente la sua fine a quella della ragazza, sulla cui uccisione le polemiche non si sono mai del tutto sopite, in Italia come sul fronte contrapposto creatosi fra la stampa popolare del Regno e i media Usa: malgrado il verdetto conclusivo della giustizia italiana che ha condannato Rudy Guede a 16 anni per omicidio e violenza sessuale, mentre ha assolto Amanda Knox, studentessa americana e coinquilina di Meredith, con il fidanzato d’allora Raffaele Sollecito. Il culmine d’una vicenda processuale tortuosa che John Kercher e la famiglia avevano seguito con composta sofferenza presenziando a numerose udienze in Italia in veste di parte civile; sollevando interrogativi, ma senza mai unirsi a giudizi sommari.

Come ricorda fra l’altro il loro avvocato italiano Francesco Maresca parlando all’ANSA di papà Kercher come di “una persona di una dolcezza incredibile, che pur essendo giornalista era sorpreso e scocciato dal clamore mediatico”. Un uomo capace di autocontrollo, ma tutt’altro che freddo, lascia intendere Maresca, rievocandone con emozione la testimonianza in tribunale al processo di primo grado. “Si commosse descrivendo la figlia come una ragazza solare, sorridente”, innamorata di Perugia anche come città di quel cioccolato di cui andava pazza, “ma fisicamente molto forte ed esperta di arti marziali”, rammenta il legale: spiegando così la convinzione di John che la figlia “fosse stata aggredita da più persone”.

Una convinzione senza ossessioni o protagonismi, tuttavia. Come egli stesso ebbe modo di evidenziare anni dopo, rompendo un lungo silenzio pubblico con un articolo sul Times per dire “basta alla frenesia su Amanda”. E salvare la memoria di Meredith “dalla Foxy Knoxy mania” alimentata da chi aveva “trasformato un omicidio in entertainment”.

LONDRA.  – La morte che aveva bussato con violenza 13 anni fa alle porte di una casa di Perugia, è tornata ad allungarsi di fronte a una casa di Londra. E’ di nuovo tragedia per la famiglia di Meredith Kercher, la studentessa britannica uccisa 21enne nel 2007 nel capoluogo umbro. Questa volta la malasorte s’è portata via sua padre John, spirato per le conseguenze di un sospetto scippo subito tre settimane fa, sul quale non manca peraltro qualche ombra di mistero.

John Kercher, 77 anni, si è spento in ospedale – come riportato dal Sun – dove era stato ricoverato a gennaio dopo esser stato ritrovato per strada in gravi condizioni. Aveva ripreso conoscenza, ma non era stato in grado di ricordare cosa gli fosse successo né di confermare l’ipotesi investigativa di un tentativo di rapina durante il quale potesse essere stato trascinato sull’asfalto riportando diverse ferite e fratture.

L’episodio era avvenuto a Croydon, alla periferia sud di Londra, dove Kercher – giornalista professionista in pensione con alle spalle 40 anni di carriera da cronista per tabloid come il Daily Mirror e lo stesso Sun – abitava. E dove in questi anni aveva continuato a fare la sua vita: provato da un dolore irrimediabile, racconta chi lo conosceva, ma con la dignità di sempre e un riserbo tenace che gli aveva sempre fatto rifiutare gli eccessi di quel circo mediatico, che conosceva, innescatosi attorno al giallo dell’assassinio della figlia minore.

Ufficialmente Scotland Yard considera al momento la morte di John Kercher “non spiegata”. Non vi sono infatti testimonianze certe, né immagini di telecamere a circuito chiuso del presunto scippo. “A dispetto di tutte le indagini condotte – ha osservato il detective Steve Andrews – non siamo ancora riusciti a stabilire in modo definitivo come si sia procurato le lesioni” alle quali in ultimo il suo fisico non ha retto.

Elementi di dubbio che accomunano amaramente la sua fine a quella della ragazza, sulla cui uccisione le polemiche non si sono mai del tutto sopite, in Italia come sul fronte contrapposto creatosi fra la stampa popolare del Regno e i media Usa: malgrado il verdetto conclusivo della giustizia italiana che ha condannato Rudy Guede a 16 anni per omicidio e violenza sessuale, mentre ha assolto Amanda Knox, studentessa americana e coinquilina di Meredith, con il fidanzato d’allora Raffaele Sollecito. Il culmine d’una vicenda processuale tortuosa che John Kercher e la famiglia avevano seguito con composta sofferenza presenziando a numerose udienze in Italia in veste di parte civile; sollevando interrogativi, ma senza mai unirsi a giudizi sommari.

Come ricorda fra l’altro il loro avvocato italiano Francesco Maresca parlando all’ANSA di papà Kercher come di “una persona di una dolcezza incredibile, che pur essendo giornalista era sorpreso e scocciato dal clamore mediatico”. Un uomo capace di autocontrollo, ma tutt’altro che freddo, lascia intendere Maresca, rievocandone con emozione la testimonianza in tribunale al processo di primo grado. “Si commosse descrivendo la figlia come una ragazza solare, sorridente”, innamorata di Perugia anche come città di quel cioccolato di cui andava pazza, “ma fisicamente molto forte ed esperta di arti marziali”, rammenta il legale: spiegando così la convinzione di John che la figlia “fosse stata aggredita da più persone”.

Una convinzione senza ossessioni o protagonismi, tuttavia. Come egli stesso ebbe modo di evidenziare anni dopo, rompendo un lungo silenzio pubblico con un articolo sul Times per dire “basta alla frenesia su Amanda”. E salvare la memoria di Meredith “dalla Foxy Knoxy mania” alimentata da chi aveva “trasformato un omicidio in entertainment”.

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