Italia paese per vecchi, consumi over 65 valgono 200 miliardi

Signore anziane fanno la spesa. (
Signore anziane fanno la spesa. (ANSA)

ROMA. – Gli over 65 in Italia crescono rapidamente e aumenta in modo consistente anche la loro spesa con un importo che si aggira ormai sui 200 miliardi, quasi un quinto dei consumi totali delle famigli.

Il Centro studi di Confindustria in un rapporto sulla Silver economy ha analizzato la capacità di spesa di questo segmento della popolazione che ha superato ormai i 13 milioni e mezzo di persone sottolineando che la domanda è in forte crescita non solo dal lato della sanità e dell’assistenza ma anche da quello dei consumi alimentari, culturali, di comunicazione e turistici.

La percentuale dei consumi degli over 65 sul totale di quelli delle famiglie secondo gli economisti di Confindustria potrebbe salire al 25% nel 2030 e al 30% nel 2050. “L’invecchiamento della popolazione – si legge nel Rapporto – è una delle sfide più importanti per molti sistemi economici, soprattutto per l’Italia, che si caratterizza per una popolazione mediamente molto longeva (83 anni)”. Gli over 65 aumenteranno fino al 2047 quando raggiungeranno i 20 milioni.

L’indice di vecchiaia nel nostro Paese ha toccato nel 2018 il livello di 173,1 per ogni 100 giovani a fronte dei 130 del 2000 (era a 58 nel 1980). Ogni tre persone tra i 15 e i 64 anni quindi potenzialmente attive nel mercato del lavoro ce ne è una  over 65 (il 35,7%), il valore più elevato in Europa e il secondo al mondo dopo il Giappone.

“Rispetto a un decennio fa – scrive il Csc – gli “anziani” sono in grado di generare una domanda potenziale maggiore, crescente e diversificata, anche considerato che la loro situazione reddituale e finanziaria è più solida e più stabile rispetto alle altre classi di età e ha risentito poco della lunga crisi economica. Catturare questa domanda potenziale è un’opportunità che le imprese non possono lasciarsi sfuggire”.

La quota di spesa pubblica per il capitolo “vecchiaia” vale circa il 27% del totale ma bisogna tenere conto anche  della spesa privata per domanda di servizi domestici di assistenza e cura che è a carico delle famiglie e che dà occupazione a circa 1,6 milioni di persone (tra badanti e personale domestico). “Gli ambiti che compongono l’economia della terza età – spiega il Csc – sono più numerosi e rappresentano una fonte importante di domanda potenziale e quindi un’opportunità per il sistema economico”.

Gli over 65 hanno un consumo pro-capite medio annuo più elevato rispetto ai più giovani (15.700 euro contro i 12.500 per gli under 35) ma soprattutto un reddito medio più alto (20.000 euro a fronte di 16.000 degli under 35). Gli anziani hanno una maggiore ricchezza reale pro capite (232.000 euro in media contro i 110.000 dei più giovani) e  una solidità finanziaria superiore, con solo un anziano su 10 indebitato a fronte di quasi uno su tre tra gli under 40. Tra gli anziani c’è un’incidenza della povertà inferiore della metà rispetto agli under 35  e una resilienza maggiore al ciclo economico grazie al fatto che una gran parte delle entrate e stabile.

Gli anziani in salute – conclude lo studio – “rappresentano un segmento di consumatori appetibile per le imprese. Diverse aziende stanno ritarando i propri prodotti, beni o servizi, a misura di anziano”. Il punto cruciale, dunque, non è tanto invecchiare, ma invecchiare “bene”. E in Italia su questo la situazione è favorevole: l’indicatore “speranza di vita a 65 anni” è di 21 anni, mentre secondo quello “senza limitazioni nelle attività”, un sessantacinquenne avrebbe in media davanti a sé quasi 10 anni di vita in salute.

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