Scontro tra Bossi e Salvini. E Meloni rinsalda l’asse con Orban

Umberto Bossi e Matteo Salvini durante la manifestazione di solidarietà per gli indipendentisti arrestati a Verona, in una immagine del 06 aprile 2014.
Umberto Bossi e Matteo Salvini durante la manifestazione di solidarietà per gli indipendentisti arrestati a Verona, in una immagine del 06 aprile 2014. ANSA/FILIPPO VENEZIA

ROMA. – Alta tensione dentro la Lega con Umberto Bossi e Matteo Salvini ai ferri corti come mai successo prima. Uno scontro frontale al termine del quale il ‘Capitano’ ‘rottama’ definitivamente il padre fondatore del partito più longevo tra quelli presenti in Parlamento.

Dopo le critiche espresse da Giancarlo Giorgetti sulla gestione della campagna elettorale in Emilia-Romagna, anche il ‘Senatur’ boccia Salvini demolendo, in un’intervista a Repubblica, praticamente tutta la svolta impressa dal segretario federale degli ultimi mesi, a partire dal suo punto cardine, la ‘nazionalizzazione’ del partito e la cancellazione del Nord.

Matteo Salvini nel mirino anche del suo alleato ‘sovranista’: l’iperattivismo diplomatico di Giorgia Meloni, che ha visto Viktor Orban e vola nell’America di Trump, stringe il leader leghista in una sorta di tenaglia tra Bruxelles e Washington, che di fatto ne isola la leadership al livello internazionale.

Il faccia a faccia Meloni-Orban, alla kermesse romana del “National Conservatism Conference”, cade infatti proprio nel giorno in cui il Ppe, la famiglia europea a cui appartiene il presidente magiaro, ha prolungato la sospensione del suo partito Fidesz. Il programma prevedeva per domani anche l’intervento di Salvini che però diserterà l’appuntamento.

E’ evidente il tentativo di Meloni di offrire una sponda a Orban, agevolando un suo approdo nella famiglia conservatrice. Se l’operazione andrà in porto, la famiglia conservatrice aumenterà il suo peso numerico e quindi politico rispetto al gruppo concorrente, quello ‘radicale’ in cui si trova la Lega, insieme alla Le Pen.

Ma a colpire duro è Umberto Bossi: “Ho aderito al gruppo Lega per Salvini premier per forza di cose. Ma una tessera nazionalista mica fa per me”. Tanti militanti, aggiunge “soffrono perché la Lega ha tolto la parola al Nord”. A suo giudizio un recupero “è possibile”, ma “anche cambiando leadership”.

Anche sulle ragioni che hanno portato alla vittoria del centrosinistra, Bossi ha le idee chiarissime: “Bonaccini è stato bravo ad agganciarsi per tempo al treno di Lombardia e Veneto, con il progetto del regionalismo differenziato. La Lega nazionalista invece gli ha concesso uno spazio che doveva essere il suo. Come non capire che il popolo emiliano vuole raggiungere il traguardo”.

Caso vuole che Matteo Salvini debba replicare a Bossi da Palermo, nella prima tappa del suo ennesimo giro per l’Italia. E come era prevedibile non molla di un millimetro: “Rispetto le sue idee ma non cambio le mie. I numeri dicono che non siamo mai stati così forti come adesso nelle regioni del Nord e con grande orgoglio ormai siamo determinanti e presenti al Sud”.

Poi va oltre, affonda il colpo, sancendo una sorta di ‘parricidio’ politico: “Nella Lega non ci sono più padri nobili: i nostri padri nobili sono i 9 milioni di italiani che ci danno il voto”. Intanto, ad agitare le acque del centrodestra resta il nodo candidature alle prossime regionali, in Puglia come in Campania: nel primo caso Giorgia Meloni ribadisce che Raffaele Fitto sarà il candidato di tutti e che non intende recedere, malgrado le resistenze leghiste.

In Campania, invece, la polemica è aperta tutto all’interno di Forza Italia sul nome di Stefano Caldoro. Mara Carfagna chiede una candidatura “più forte e più popolare”. Dura la replica del vicepresidente del partito azzurro, Antonio Tajani: “Caldoro è stato indicato da Silvio Berlusconi. Ogni ulteriore discussione su questo argomento non è utile né a Forza Italia né alla coalizione”.

 

Lascia un commento