Visco: “Investire nell’istruzione ma la spesa sia di qualità”

Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco intervistato dal direttore de ' Il Mattino, Fedrico Monga, a un evento dal quotidiano napoletano nel teatrino di Corte di Palazzo reale, Napoli.
Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco intervistato dal direttore de ' Il Mattino, Fedrico Monga, a un evento dal quotidiano napoletano nel teatrino di Corte di Palazzo reale, Napoli. ANSA / CIRO FUSCO

MILANO. – Investire nell’istruzione per affrontare le incertezze del futuro. Ma serve una spesa di qualità guardando anche alla formazione e alla ricerca. A dare la linea su questi è il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, intervenuto a Milano ad un incontro promosso dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

È necessario un adeguato investimento “nell’istruzione per affrontare l’incertezza che circonda le professioni e le competenze che avranno rilevanza nel futuro”, afferma Visco. In Italia “l’investimento pubblico – aggiunge – nell’istruzione non significa semplicemente fornire maggiori risorse finanziarie alle scuole e alle università”. Ma vuol dire soprattutto “spesa di qualità”.

Questo perché “abbiamo bisogno di scuole che non solo siano dotate di strumenti tecnologici avanzati, ma che siano anche attrattive e confortevoli”.

L’incontro si è aperto con i saluti di Anna Maria Tarantola, presidente della Fondazione Centesimus Annus, che ha introdotto l’intervento di monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, secondo il quale il tema in “discussione dà la percezione di una emergenza: le competenze acquisite nella formazione universitaria rischiano di essere una merce in vendita al miglior offerente che le compra solo perché funzionali al profitto e al potere”.

Secondo il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli negli ultimi decenni le “università sono diventate traino dei processi di conoscenza e delle evoluzioni tecnologiche. Abbiamo due temi di scenario proposti dal Santo Padre: anzitutto l’esigenza di creare un nuovo modello conoscitivo; il secondo, è quello della digitalizzazione, che sta cambiando i concetti basilari”.

Consentire a tutti l’accesso a una educazione ben costruita rappresenta “un potente motore per ridurre la povertà e l’esclusione. Lo è in particolare nel contesto attuale dove le conoscenze richieste sono mutate radicalmente e continuano ad evolvere e ai giovani si richiede di essere flessibili, innovativi e responsabili”, ha detto mons. Nunzio Galantino, presidente dell’amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica.

(di Massimo Lapenda/ANSA)