Dilaga la psicosi Coronavirus, cartello choc a Roma

Cartello choc all'entrata di un bar nei pressi di Fontana di Trevi: Cinesi non entrate.
Cartello choc all'entrata di un bar nei pressi di Fontana di Trevi: Cinesi non entrate. ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA. – “A tutte le persone provenienti dalla Cina non è permesso di entrare in questo posto”. Il cartello choc, scritto in cinese e in inglese, è spuntato davanti a un bar vicino Fontana di Trevi. E ha portato a galla la psicosi da Coronavirus che, dopo i primi due casi in Italia accertati a Roma, inizia a proliferare dentro e fuori la Capitale.

Qui, nella ‘Chinatown’ dell’Esquilino, iniziano a circolare persone in mascherina e le farmacie fanno registrare il ‘tutto esaurito’. Scene simili si rincorrono dal Molise a Prato e altre parti d’Italia. Di pari passo con il fiorire di casi sospetti e verifiche. Insomma, nonostante gli appelli di istituzioni e autorità sanitarie a non allarmarsi inutilmente, “perché la situazione è sotto controllo”, l’arrivo nel Bel Paese del nuovo virus per ora sta seminando, più che contagi, sospetti e timori.

Il cartello, apparso nel cuore di Roma all’ingresso di un locale in via del Lavatore, in men che non si dica, si è attirato una pioggia di critiche. Per la sindaca Virginia Raggi quel cartello è “assolutamente ingiustificato. Basta psicosi e allarmismi”. A rincarare la dose il prefetto cittadino Gerarda Pantalone secondo cui “non ci sono motivi di tensione. Non bisogna creare allarmi inesistenti”.

Nel quartiere che si dipana attorno a piazza Vittorio e che storicamente ospita la comunità cinese, molte farmacie hanno terminato le scorte di mascherine, Segnalando un boom nelle richieste. “Sono finite da alcuni giorni – riferisce una farmacista -. Se prima venivano solo cinesi, da questa mattina si è creato il ‘panico’ anche tra gli italiani, tanti sono venuti a chiedercele. E’ finita anche l’Amuchina”.

A poche centinaia di metri di distanza, il gestore di un’altra farmacia le fa eco: “Da questa mattina le abbiamo finite anche noi. Le vendiamo a pacchi anche da 50 o 100 mascherine. Si è creata una psicosi”. Le tante attività cinesi (bar, ristoranti e negozi di abbigliamento) da giorni stanno vedendo diminuire i loro clienti e il timore che serpeggia nella comunità è che la “paura sfoci in razzismo”.

Andrea Lucidi, titolare di un bar nella zona, il Caffè Romano, ha voluto sdrammatizzare il tutto con una trovata quanto meno eccentrica: i suoi camerieri oggi non vestivano la solita divisa col grembiule nero, ma una tuta intera bianca, con tanto di mascherina. Una ‘messa in scena’ per vincere la paura che “sta dilagando in tutto il quartiere” che pero’ non è stata compresa da tutti.

“Purtroppo il messaggio è stato interpretato male e ho ricevuto anche molte lamentele – ha raccontato il titolare -. Domani mi toccherà indire la giornata gratis al bar per i cinesi”.

A Milano la fobia da Coronavirus si combatte anche a tavola: con un pranzo a base di ramen e costine. A prendervi parte, in un ristorante della Chinatown lombarda, la Confcommercio e l’assessora alle attività produttive del Comune Cristina Tajani.

L’invito del Comune è quello di “non lasciarsi prendere da preoccupazioni immotivate e irrazionali che penalizzano il tessuto economico”.

E verrà ribadito anche dal sindaco Giuseppe Sala che sabato prossimo farà colazione in via Sarti. Da parte sua, Francesco Wu, consigliere di Confcommercio e referente per l’imprenditoria straniera, a tavola ha raccontato diversi episodi di discriminazione: da una sua amica cui sarebbe stato negato di salire su un taxi a bambini scherniti.

Tornando nel centro Italia, hanno dato rapidamente esito negativo i controlli su due passeggeri asiatici (che indossavano delle mascherine) su un autobus che collega Roma a Perugia. Gli accertamenti erano scattati dopo che una donna a bordo si era allarmata per la loro presenza. Poi l’assessore alla Sanità regionale ha bollato il tutto come “un caso di allarmismo”.

Molto reale è invece l’impatto del Coronavirus sull’economia. Solo a Firenze e provincia, stando alle stime di Federalberghi, è prevista una flessione negli alberghi “tra 200mila e 400mila presenze da ora a maggio”.

(di Paola Lo Mele/ANSA)

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