Sale la fiducia consumatori a gennaio, giù per le imprese

Un negozio di generi alimentari a Pisa,
Un negozio di generi alimentari a Pisa, 29 aprile 2014. ANSA/ STRINGER

ROMA. – Inizio d’anno diviso tra ottimismo e pessimismo. A gennaio sale il clima di fiducia dei consumatori, con un miglioramento che riguarda tutte le componenti, dalla situazione economica a quella personale, ma contestualmente cala per le imprese, con un peggioramento che segna i servizi ed il commercio al dettaglio (bene invece l’industria).

A fotografarne l’andamento divergente sono gli ultimi dati dell’Istat, che fornisce anche lo scatto finale del 2019 sui prezzi alla produzione dell’industria e delle costruzioni, in frenata. A gennaio l’indice del clima di fiducia dei consumatori sale da 110,8 del mese precedente a 111,8, mentre quello delle imprese registra un calo da 100,7 a 99,2.

Per i consumatori, spiega l’Istituto di statistica, il sentiment recupera, quindi, la flessione registrata a novembre 2019, riportandosi sul livello dello scorso ottobre. L’aumento è dovuto ad “un diffuso miglioramento” delle componenti. Tutte, infatti, in rialzo: il clima economico, con i giudizi e le attese sulla situazione economica e occupazionale dell’Italia, registra un incremento da 120,9 a 123,8; il clima personale, ovvero sulla situazione della famiglia (dai risparmi al bilancio) cresce da 106,8 a 108,4; il clima corrente aumenta da 108,8 a 110,7 e quello futuro passa da 112,3 a 114,7.

Non va allo stesso modo per le imprese, con l’indice composito del clima di fiducia che diminuisce riportandosi sul livello dello scorso novembre, frutto anche in questo caso di un andamento opposto. Se nel manifatturiero aumenta da 99,3 a 99,9 e cresce in modo deciso nelle costruzioni (da 140,1 a 142,7), al contrario nei servizi cala (da 102,2 a 99,5), così come nel commercio al dettaglio (110,6 a 106,6).

Le associazioni sottolineano il segnale positivo che arriva dalle famiglie, ma non nascondono la preoccupazione delle imprese. Da un lato “non si interrompe la luna di miele con il governo”, commenta l’Unc, riferendosi agli effetti delle misure decise. Come potrebbe essere il taglio del cuneo fiscale. Dall’altro, giudizi e attese sulle vendite “sono negativi, a dimostrazione della crisi che attanaglia il commercio”, dice il Codacons. P

er Confcommercio “i segnali non univoci confermano il permanere di una situazione di profonda incertezza”. Confesercenti evidenzia la “forte” preoccupazione nel commercio e nel turismo e chiede che il governo “rimetta le imprese al centro dell’azione”.

Per quanto riguarda i prezzi alla produzione dell’industria, nella media del 2029 l’Istat rileva una crescita “molto contenuta”, pari a +0,2%, “in netto rallentamento” dal +3,3% del 2018. Anche per le costruzioni la crescita media dei prezzi nell’anno appena chiuso è prossima allo zero (+0,1% sia per edifici sia per strade) e di entità “molto inferiore” a quella del 2018 (+1,8% per edifici e +1,0% per strade).

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