In Italia cresce il negazionismo, per il 15,6% la Shoah mai esistita

La mostra "16 ottobre 1943. La razzia", dedicata alla deportazione degli ebrei di Roma
La mostra "16 ottobre 1943. La razzia", dedicata alla deportazione degli ebrei di Roma ed inaugurata al memoriale della Shoah di Milano, 23 gennaio 2017. ANSA / MATTEO BAZZI

ROMA. – Cresce il negazionismo e aumentano i pregiudizi antisemiti in un’Italia divisa dove la frattura tra ‘Sistema e Paese’ si allarga sempre più. E’ un’Italia più incattivita, più diffidente e meno tollerante quella fotografata dal Rapporto Italia 2020 dell’Eurispes: il 16,1% degli italiani sminuisce la portata della Shoah e il 15,6% addirittura la nega, quando nel 2004 chi pensava non fosse mai avvenuta era soltanto il 2,7%.

C’è inoltre un 23,9% convinto che gli ebrei controllino il potere finanziario ed economico e il 22,2% i mezzi d’informazione. Il 26,4% ritiene che gli ebrei determinino le scelte politiche americane.

Se i recenti episodi di antisemitismo vengono considerati solo casi isolati (61,7%), la maggioranza degli italiani concorda che siano la conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo (60,6%). In quasi la metà dei casi però (47,5%) gli atti di antisemitismo avvenuti anche in Italia sono indicati come il segnale di una pericolosa recrudescenza del fenomeno.

A questo preoccupante quadro di intolleranza si aggiunge un 19,8% per pensa che Mussolini “sia stato un grande leader che ha solo commesso qualche sbaglio” (19,8%), un 14,3% che ssotiene che “gli italiani non sono fascisti ma amano le personalità forti” e un 14,1% che ritiene che “siamo un popolo prevalentemente di destra” (14,1%). Il 12,7% poi indica come valori “ordine e disciplina.

Per il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, la frattura tra Sistema e Paese produce “numerosi danni anche sul piano economico e mette in discussione la stessa tenuta del Paese”.

Secondo Fara, manca “una cornice di regole riformate e condivise in cui tutti possano riconoscersi” perché “ciò che ci divide lo conosciamo bene” e “ciò che ci unisce, invece, è latitante” ed è per questo che è necessaria “una nuova Costituente” un modo per dare “un segnale al Paese”: un segnale che si sta ri-costruendo e che “stiamo lavorando, tutti insieme per voi”.

Un’Italia che sembra anche perdere la fiducia nelle istituzioni con l’unica eccezione per il presidente Mattarella apprezzato dal 54,9% del campione. Nessuno dei tre poteri dello Stato riesce a conquistare tra i cittadini una fiducia oltre il 50%.

Calano i consensi del Governo e del Parlamento: poco più di un quarto degli italiani (26,3%) ripone fiducia nell’attuale, Governo, oltre dieci punti in meno rispetto al 2019 (36,7%), mentre il Parlamento registra un decremento di cinque punti con solo uno su quattro che si fida (25,4%; erano il 30,8% nel 2019). Aumenta invece la fiducia nei confronti della magistratura: il 49,3% con un + 2,8% rispetto al 2019.

Che il Paese sia incattivito lo testimonia anche la sezione dedicata dal Rapporto dedicata agli immigrati, dove emerge che un quarto degli italiani ha con loro un rapporto negativo: uno su tre li vede come una una minaccia all’identità nazionale. E’ in aumento anche la convinzione che gli stranieri tolgano lavoro agli italiani e che sarebbe meglio aiutarli “a casa loro”.

(di Emanuela De Crescenzo/ANSA)

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