Virus Cina: è corsa al vaccino, ma i contagi potrebbero calare

Il laboratorio del Sacco Hospital a Milan, fervono le ricerche su un possibile vaccino.
Il laboratorio del Sacco Hospital a Milano, fervono le ricerche su un possibile vaccino. EPA/Andrea Fasani

ROMA. – Le autorità e gli esperti cinesi sono convinti che con l’adozione delle necessarie misure di prevenzione e contenimento, il numero dei futuri contagi da coronavirus si ridurrà significativamente. Ora gli sforzi si stanno concentrando sullo sviluppo del vaccino: una corsa a quattro, che vede impegnati Cina, Russia, Stati Uniti e Australia.

Secondo Li Lanjuan, direttrice del principale laboratorio statale cinese per la diagnosi e terapia delle malattie infettive, saranno necessari almeno tre mesi per sviluppare un vaccino efficace contro il coronavirus 2019-nCoV. “Ieri avevamo isolato cinque ceppi del coronavirus, due dei quali si sono dimostrati particolarmente adatti allo sviluppo di un vaccino.

Con l’adozione delle necessarie misure di prevenzione e contenimento, il numero di futuri contagi sarà significativamente ridotto”, ha precisato in un’intervista. E proprio sul vaccino la Fondazione Jack Ma ha annunciato che donerà 14,4 milioni di dollari per sostenerne la ricerca e sviluppo.

A livello scientifico ci sono i ricercatori cinesi dell’Università Tsinghua, che stanno intensificando lo sviluppo di vaccini per il nuovo coronavirus, ed è stato approvato il progetto per lo sviluppo di un vaccino mRNA contro il nuovo coronavirus 2019-nCoV, che sarà sviluppato dallo Shanghai East Hospital dell’Università Tongji con la Stermirna Therapeutics.

A questo annuncio è seguito quello di Anthony Fauci, direttore dell’Istituto americano per le malattie infettive (Niaid) dei National Institutes for Health (Nih). “Si tratta di un processo lungo e che presenta incertezze – ha detto Fauci – ma stiamo procedendo come se si dovesse produrre un vaccino. In altre parole, stiamo considerando lo scenario peggiore, ovvero che si verifichi un’ulteriore diffusione”.

In ogni caso sarà un vaccino costruito al computer e basato sull’informazione genetica. Il vaccino “non potrà essere quello classico basato sul virus inattivato: dovrà essere un vaccino di tipo genetico, basato sull’informazione contenuta nel materiale genetico del virus”, come ha spiegato Luigi Aurisicchio, amministratore delegato dell’azienda di biotecnologie Takis di Roma, che sta lavorando al vaccino contro il nuovo coronavirus.

C’è poi la Russia, che ha ricevuto il genoma del coronavirus dalla Cina, per preparare test istantanei in grado di identificare il virus entro due ore, e l’Università australiana del Queensland, a cui la Coalizione per la preparazione alle epidemie e l’innovazione (Cepi) ha chiesto di lavorare allo sviluppo di un vaccino, insieme al National Institutes of Health, e le aziende statunitensi Moderna Therapeutics e Inovio Pharmaceuticals.

(di Adele Lapertosa/ANSA)

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