La Fed sfida Trump, tassi fermi ma timori per virus Cina

Primo piano di Jerome Powel, presidente della Fed.
Jerome Powel, presidente della Fed.

NEW YORK. – La Fed sfida Donald Trump e per la seconda riunione consecutiva lascia i tassi invariati. Ma il presidente della banca centrale statunitense lancia l’allarme per l’impatto sull’economia globale che può avere il virus dalla Cina: “E’ presto per stabilirlo, ma è una questione seria che sta creando incertezza ed è molto probabile che avrà conseguenze sull’economia cinese e mondiale”.

La forchetta del costo del denaro, dunque, resta tra l’1,5% e l’1,75%. E pazienza se il presidente americano alla vigilia del primo appuntamento dell’anno della banca centrale statunitense era tornato ad ammonire i suoi vertici: “Fatevi furbi, questo e’ il momento di abbassare il costo del denaro! Anche se con due anni di ritardo”.

La risposta è stata lasciare tutto fermo, una decisione tra l’altro presa all’unanimità. Del resto, si legge nel comunicato finale, l’economia americana continua a crescere ad un ritmo più che soddisfacente e il mercato del lavoro resta forte, con una disoccupazione e ai minimi di sempre.

Tutti fattori, come l’attuale livello dell’inflazione, che fanno ritenere ai vertici della Fed “appropriata” l’attuale politica monetaria dopo i tre tagli dei tassi di interesse decisi nel 2019. Tagli che erano seguiti ad un aumento del costo del denaro deciso per ben quattro volte nel 2018, mandando su tutte le furie la Casa Bianca.

Certo, la Fed è pronta a cogliere le pur minime debolezze che emergono dal quadro generale, come una certa debolezza degli investimenti delle imprese e delle esportazioni, al contrario della spesa delle famiglie. Ed è attenta soprattutto agli sviluppi globali, dove molti sono i fattori che generano preoccupazioni per il futuro andamento dell’economia.

Con i timori per l’impatto della Brexit e delle crisi geopolitiche come quella dell’Iran a cui ora si aggiunge la paura per le conseguenze del virus cinese. Un aspetto quest’ultimo che per alcuni analisti è alla base dell’andamento di titoli del Tesoro Usa nelle ultime settimane, con i Treasury a 10 anni al livello più basso dal mese di ottobre.

Ma Powell professa “cauto ottimismo” e allontana i timori di una nuova recessione, con l’economia globale che mostra “segni di stabilizzazione” e l’accordo sui dazi tra Usa e Cina che ha allentato le tensioni commerciali. E se Wall Street accoglie favorevolmente la decisione della Fed di non varare una nuova stretta monetaria, alla Casa Bianca serpeggia nervosismo.

“Abbiamo l’economia più forte del mondo, con la disoccupazione ai minimi da 50 anni e oltre 7 milioni di posti di lavoro creati”, twitta Trump. E la decisione di oggi è destinata ad aumentare il solco già profondo tra il presidente americano e il numero uno della Fed Jerome Powell.

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