Reddito di Cittadinanza: dopo un anno un milione di beneficiari, ma poco lavoro

Richiedenti il Reddito di cittadinanza negli uffici della Posta.
Richiedenti il Reddito di cittadinanza negli uffici della Posta. (ANSA)

ROMA. – A un anno dall’entrata in vigore del decretone che ha introdotto il Reddito di cittadinanza sono oltre 1,04 milioni i beneficiari del sussidio per oltre 2,5 milioni di persone coinvolte nelle loro famiglie mentre resta ancora un miraggio l’attivazione della parte che dovrebbe favorire l’ingresso nel mondo del lavoro.

L’erogazione del beneficio ha rispettato i tempi (prime card erogate su aprile) mentre la cosiddetta fase due resta in salita con una percentuale irrisoria di persone che hanno rinunciato al sussidio perché hanno trovato un lavoro.

Proprio oggi il Fondo monetario internazionale ha ribadito che questi assegni sono troppo alti, superiori agli standard internazionali e che di fatto disincentivano la ricerca di un lavoro. Inoltre questa norma favorisce i single e le famiglie con pochi componenti mentre lascia fuori quelle numerose.

I benefici – avverte – “diminuiscono troppo rapidamente con le dimensioni della famiglia, penalizzando le famiglie più grandi e più povere”. L’importo medio per nucleo è di 493 euro ma è più alto per il Reddito rispetto alla pensione di cittadinanza.

I beneficiari del reddito che hanno obbligo di attivazione sono circa 730.000, ha spiegato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico che però precisa che non si può parlare di fallimento della misura perché non hanno ancora funzionato le politiche attive per il lavoro.

“Nel reddito di cittadinanza – dice – esiste una parte, il patto per l’inclusione, che prevede una condizionalità slegata dal mondo del lavoro, esisteva anche nel Rei. Non possiamo dire che il reddito minimo non funziona perche non crea lavoro. Il lavoro lo crea il mercato e lo Stato. Questo è un provvedimento contro la povertà”.

Secondo gli ultimi dati dell’Anpal (riferiti al 10 dicembre mentre i più recenti sono attesi per la prossima settimana) sono 28.000 i beneficiari del reddito che hanno avuto un contratto di lavoro dopo l’ok al sussidio, quindi circa il 4% della platea delle persone attivabili.

Oltre 420.000 persone sono state comunque convocate dai centri per l’impiego nelle varie regioni per iniziare il percorso verso la ricerca del lavoro e il 78% di questi si è presentato alla prima convocazione, Oltre 220.000 persone hanno già firmato il patto di servizio.

La ricerca di lavoro sarà complicata soprattutto al Sud (dove risiedono il 61% dei beneficiari del reddito). Intanto l’Alleanza contro la povertà sottolinea che la misura “fatica ad attivare le politiche per l’inclusione” e penalizza minori e stranieri e che sarebbe meglio ripartire dall’eredità del Reddito di Inclusione.

Il Rei – spiega – seppure con differenze territoriali e a fronte di risorse molto più esigue – poco più di 2 miliardi di euro rispetto agli 8 miliardi previsti per il 2020 dal reddito – aveva raggiunto in 15 mesi il 28% dei nuclei in povertà assoluta, che non erano in molti casi noti ai Servizi sociali.