Addio Mambacita, piccola Bryant col nome italiano

Kobe Bryant e la figlia Gianna (una promessa nella pallacanestro femminile) morti nell'incidente dell'elicottero.
Kobe Bryant e la figlia Gianna in un'immagine d'archivio. (ANSA)

NEW YORK. – Amava il basket come il padre, tanto da essersi già guadagnata il soprannome ‘Mambacita’, la piccola Mamba, in spagnolo. Eh sì perché lui, Kobe Bryant, era Black Mamba, la leggenda dei Los Angeles Lakers che vedeva nella secondogenita Gianna Maria, detta Gigi, la sua erede sul parquet.

A 13 anni la giovane Bryant, morta accanto al genitore nell’incidente in elicottero in California, era considerata un astro nascente del basket femminile. E sognava di diventare una campionessa come lui. La teenager si recava spesso a seguire le partite con il padre e anche ieri, quando sono precipitati, erano diretti verso la Mamba Academy, l’accademia di basket fondata dal cestista, per una mattinata di allenamenti.

Sono tantissimi i video che in queste ore circolano sul web e immortalano Gianna mentre scarta Kobe che la osserva sorridente, e poi fa canestro. E ancora, i due sulle tribune del palazzetto ‘di casa’, quello Staples Centre dove lui ha incantato per vent’anni i tifosi, mentre lei ascolta i suoi preziosi suggerimenti. Oppure le immagini degli allenamenti insieme nel cortile di casa, che spesso era lo stesso campione a condividere sui social.

E famoso era ormai diventato anche il modo in cui la ragazza rispondeva ai tifosi quando chiedevano a Bryant se non gli dispiacesse di non avere un figlio maschio che potesse raccogliere la sua eredità: “Tranquilli, ci penso io”, rispondeva lei. “E’ speciale” quando gioca a basket, disse da parte sua il cinque volte campione dell’Nba partecipando allo show di Jimmy Kimmel nel 2018.

D’altronde, la carriera della 13enne Bryant sembrava già tracciata: il padre raccontava che voleva andare “a tutti i costi” all’Università del Connecticut, punto di riferimento nel basket americano, prima di tentare la fortuna nella Wnba, la Nba femminile. “Un giorno ci arriverà, ne sono sicuro”, aveva predetto in un’intervista dello scorso ottobre papà Kobe.

Gianna Maria aveva un nome italiano, proprio come le tre sorelle, la maggiore Natalia Diamante, 17 anni, Bianca Bella, 3 anni, e l’ultima arrivata Capri, di soli 7 mesi. Nomi che dimostravano il forte legame di Kobe con il Belpaese.

Il viaggio di Bryant verso la leggenda è iniziato proprio in Italia, dove da piccolo si è avvicinato al basket nelle diverse sedi dei club per i quali giocava il padre Joe dopo il ritiro dall’Nba. Ultima delle quali è stata Reggio Emilia, la città degli amici, della passione crescente per il canestro e quella che, come ha raccontato lui stesso, “gli è rimasta nel cuore”.

(di Valeria Robecco/ANSA)