Trump attacca Greta: “Ambientalisti profeti di sventura”

L'attivista svedese Greta Thunberg interviene nella prima giornata del Foro Economico Mondiale di Davos.
L'attivista svedese Greta Thunberg interviene nella prima giornata del Foro Economico Mondiale di Davos. (ANSA-EPA/ALESSANDRO DELLA VALLE)

DAVOS. – Da una parte Donald Trump, pronto a rivendicare missione compiuta sull’economia Usa “tornata a vincere” e a liquidare l’allarme sul cambiamento climatico come il pessimismo propagato da “profeti di sventura”. Dall’altra la generazione dei giovani attivisti per l’ambiente capeggiata da Greta Thunberg: il cambiamento climatico sarà pure diventato un tema all’attenzione di tutti, ma “non è stato fatto nulla, non ci arrenderemo”.

Il contrasto, nella prima giornata del Forum económico mondiale, non poteva essere più stridente fra due concezioni opposte di guardare ai problemi globali. L’America First proclamato da Trump due anni fa proprio al Forum económico mondiale, la promessa che l’economia a stelle e strisce sarebbe tornata a ruggire, si trasforma nella rivendicazione, a pochi mesi dal voto e con la procedura di impeachment a Washington, di un successo oltre ogni aspettativa. E che quasi si fa scherno degli allarmi: “Non è il momento del pessimismo sul clima”, dice il presidente che ha silurato gli accordi di Parigi, concedendo però il sì americano a “Plant for the planet”, il progetto di piantare un miliardo di alberi.

Trump punta tutto sul business da liberare da orpelli burocratici. “Due anni fa avevo promesso un grande ritorno dell’America, e oggi abbiamo un boom economico migliore anche delle aspettative del governo”. Se il clima trova un breve cenno nel suo discorso, i problemi di politica estera, a partire dal Medio Oriente, sono praticamente assenti nel discorso del presidente Usa, che per oltre mezzora snocciola risultati interni. “Abbiamo risvegliato la potente macchina dell’impresa americana” con la creazione, “da quando sono stato eletto, di sette milioni di posti di lavoro” e 12.000 nuovi stabilimenti industriali contro i 60.000 persi sotto Obama e una disoccupazione crollata al 3,4%, ai minimi di cinquant’anni: era “impensabile” è l’aggettivo cui Trump ricorre più volte. Senza dimenticare il braccio di ferro con la Cina, da cui – dice – gli Usa hanno ottenuto grandi concessioni, dalla proprietà intellettuale al tasso di cambio dello yuan. É l’accordo “migliore di sempre” e con Xi Jinping, dopo le iniziali durezze, ora “ci vogliamo bene”.

É il business la cifra di Trump, che guarda alle elezioni e bolla come “una bufala” l’impeachment ora sbarcato al Senato Usa. Un discorso che dista anni luce da quello di Greta, che visibilmente indebolita da un’influenza, con altri giovani provenienti da Portorico, Canada e Africa, a un panel intitolato “Percorso sostenibile verso un futuro in comune” fustiga i media che “ignorano l’allarme sul clima. Ma io – promette – continuerò a ripeterlo finché non lo scriverete”. E fustiga i capitani d’azienda e i leader politici a Davos che sembrano aver messo da parte il futuro dei figli: “La nostra casa è ancora in fiamme, e la vostra inazione le alimenta”, è il grido d’allarme unito alla richiesta di massicci disinvestimenti dagli idrocarburi.

Trump, con un occhio alle elezioni di novembre e uno alle sensibilità globaliste di Davos, parla anche di crescita inclusiva e rivendica di aver abbattuto la disoccupazione anche fra i giovani neri. Ma parla un linguaggio diverso anche da quello della “corporate Davos” che guarda al clima come ad una sfida reale. Lo stesso Wef ha annunciato infatti che il riscaldamento minaccia attività legate all’ambiente che valgono quanto mezzo Pil mondiale. McKinsey, la scorsa settimana, ha avvertito che senza agire sul clima i rischi potrebbero essere “su vasta scala”.

A Davos, la direttrice generale del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva sostiene che “sul cambiamento climatico tutti dobbiamo agire”. E la sua capo economista Gita Gopinath nota i successi di Trump, ma anche che gli Usa “rimangono in cima alla lista in termini di diseguaglianze e devono fare ancora molto per aumentare la produttività”.

Sullo sfondo c’è l’orizzonte preoccupante denunciato da Greta, ma anche la contingenza del voto negli Usa e la possibilità che risenta del processo di messa in stato di accusa del presidente. Il segretario del Tesoro, Steven Mnuchin, nel descrivere la solidità dell’economia americana sotto l’amministrazione Trump, indica il problema nel “rischio politico”, con un outlook economico che potrebbe essere cambiato radicalmente dal risultato delle elezioni.

La battaglia per la sopravvivenza politica e la rielezione investe inevitabilmente Davos, e poco può fare la decisione del Wef di darsi un nuovo manifesto intitolato a un approccio globale nuovo, orientato a mettere insieme gli interessi dei diversi stakeholder.

(dell’inviato Domenico Conti/ANSA)Greta

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