Referendum, la Lega alla carica contro il “vecchio regime”

Affissione delle liste elettorali prima del voto.
Affissione delle liste elettorali prima del voto.

ROMA. – All’orizzonte c’è il proporzionale perché “la Consulta è una delle ultime sacche di resistenza del vecchio sistema”, che ha fatto “una scelta contro la democrazia”. Dopo lo stop al referendum per introdurre il maggioritario, Matteo Salvini ha picchiato duro sulla Corte Costituzionale. Un via libera alla consultazione avrebbe anche reso la vita più difficile alla maggioranza, che si sta accordando su un sistema agli antipodi rispetto a quello sponsorizzato dai leghisti, cioè un proporzionale puro con sbarramento al 5%.

Si tratta del Germanicum, una riforma che, accusa Giancarlo Giorgetti, “garantisce l’inconcludenza”. “La Corte Costituzionale va rispettata – ha risposto al leader leghista il capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio – Che cosa c’entra la politica? Salvini come al solito fa propaganda”.

I lavori sul testo base della legge elettorale inizieranno lunedì in commissione Affari costituzionali alla Camera. Il nuovo sistema dovrà anche tenere conto del Parlamento in formato slim, quello cioè che uscirà con l’applicazione della riforma che ha ridotto i seggi di Palazzo Madama e Montecitorio da 945 a 600.

Anche sul taglio degli eletti è stato presentato un referendum, stavolta chiesto dai senatori, che ha già ottenuto il via libera proprio grazie al soccorso in zona Cesarini dei leghisti. I tempi della consultazione potrebbero pesare sulla tenuta della maggioranza e sulla durata della legislatura.

In attesa che si tenga il referendum, infatti, il taglio dei seggi resta in sospeso e questo potrebbe avvicinare il voto: l’ipotesi di andare alle urne prima della definitiva sforbiciata alle poltrone potrebbe infatti allettare quei parlamentari che, con meno posti a disposizione, vedono la loro rielezione a rischio.

Dopo la sconfitta in Corte costituzionale, il leader leghista ha subito rilanciato: “Saremo in tutte le piazze e nei Comuni per raccogliere le firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per chiedere l’elezione diretta del Presidente della Repubblica”.

Intanto però, la maggioranza esulta. Soprattutto Pd e M5s, i più convinti sul proporzionale puro. “C’è un accordo di massima che è stato trovato da tutte le forze politiche, quindi è bene che il Parlamento lavori su questo”, ha detto il viceministro allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni (M5S). Mentre il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha parlato di “buon compromesso tra idee diverse”.

Più scettici Leu e Italia viva, soprattutto per la soglia al 5%. Anche se Matteo Renzi sostiene che “lo sbarramento non sia un problema”, perché “già adesso i partiti e i movimenti dell’area riformista sono oltre il 10%: andremo a doppia cifra”.

Nell’opposizione, Fratelli d’Italia si è schierata con la Lega: “In Italia c’è bisogno di un sistema politico elettorale maggioritario”, ha detto Giorgia Meloni. Per Forza Italia, la deputata Laura Ravetto ha annunciato una proposta degli azzurri “per la governabilità, per non ritornare alla palude del passato”.

(Giampaolo Grassi/ANSA)

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