Tensione dei Capigruppo sul caso Gregoretti, fumata nera sulla data

Un momento della riunione della Giunta delle immunità parlamentari del Senato per l'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini sul caso della nave Gregoretti,
Un momento della riunione della Giunta delle immunità parlamentari del Senato per l'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini sul caso della nave Gregoretti, Roma, 13 gennaio 2020. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Resta alta la tensione su quando si voterà la sorte di Matteo Salvini sul caso Gregoretti. Il braccio di ferro tra maggioranza e opposizioni impegna in una maratona di ore la conferenza dei capigruppo del Senato, che oggi avrebbe dovuto sciogliere il nodo.

Ma la lunghissima riunione di Palazzo Madama termina con un nulla di fatto anche se resta probabile che il verdetto della Giunta delle immunità arrivi comunque il 20 gennaio, confermando quanto previsto dal calendario. Cioè una settimana prima delle regionali in Emilia-Romagna e Calabria.

Sarà quello probabilmente il D-day per l’ex ministro dell’Interno (il primo, quello definitivo è atteso in Aula tra un mese) a cui il tribunale dei ministri di Catania contesta l’autorizzazione a procedere per sequestro di persona. É l’ipotesi di accusa per aver bloccato per 4 giorni lo sbarco di 131 migranti dalla nave militare Gregoretti, l’estate scorsa.

Intanto il leader della Lega contrattacca e da un comizio alle porte di Bologna sollecita una decisione. “Colpevole o innocente, assolto o condannato ma decidano”, manda a dire alla “gente senza onore e dignità” come chiama da giorni Dem e 5Stelle. Immaginando il responso della Giunta, sulla carta prevalgono i sì al processo. Ma un’eventuale “condanna” diventerebbe un’esca acchiappa voti formidabile e concreta per il capitano.

Ancor di più delle bordate che da giorni lancia a Conte, Di Maio e il resto del governo. Proprio per evitare il rischio, si era pensato di rinviare il voto a dopo il match decisivo, soprattutto di Bologna. L’idea circolava tra i corridoi del Parlamento, solleticando parecchi. L’occasione è arrivata una settimana fa con la sospensione delle attività di aula e commissioni dal 20 al 24 gennaio, decisa all’unanimità dal Senato.

Uno stop, che é una consuetudine, per consentire ai parlamentari di partecipare alla campagna elettorale. Se vale anche per la Giunta delle immunità, il caso Gregoretti va in standby. Sul rebus si sono scatenati i pro e i contro. Da una parte il presidente della Giunta Maurizio Gasparri, convinto che é un organo paragiurisdizionale e quindi non una commissione “normale”. Da qui la deroga ad andare avanti.

La maggioranza sostiene il contrario. In attesa di un ulteriore confronto tra la Casellati e Gasparri (a cui la presidente ha delegato la decisione) la giunta si aggiornerà comunque lunedì per proseguire la discussione e andare al voto. In più restano in sospeso le richieste di approfondimenti proposte martedì sera dai senatori di maggioranza, e una dalla Lega, che non sono state votate.

In particolare, per avere a disposizione documenti sulle condizioni di salute dei migranti a bordo, per valutare se c’era un eventuale rischio di terroristi sulla nave e per sapere quale ministero ha deciso di ritardare lo sbarco. Ma di fronte alle richieste e immaginando che non avrebbero avuto abbastanza consensi, i senatori di maggioranza hanno lasciato la riunione per protesta.

Decisivi per il ko della maggioranza sarebbero state le assenze di Pietro Grasso di Leu e Mario Giarrusso dei 5S, entrambi in missione negli Stati Uniti con la commissione antimafia. Eppure è proprio a loro che la Lega rinfaccia che non c’è nessuna ragione per non votare il 20, ricordando che “i due senatori in missione da venerdì pomeriggio, non hanno alcun impegno istituzionale. Quindi non c’è nessun impedimento, possono tornare in tempo per la votazione di lunedì”, rimarca in una una nota il capogruppo Massimiliano Romeo e gli altri leghisti della Giunta.

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