Nuova tregua per Idlib, Damasco apre corridoi per civili

Cittadini osservano i danni di un attacco del Ejército sirio al mercato di Binnish, nella provincia di Idlib. Immagine d'archivio.
Cittadini osservano i danni di un attacco del Ejército sirio al mercato di Binnish, nella provincia di Idlib. Immagine d'archivio. (AFP/OMAR HAJKADOUR

BEIRUT. – La tregua turco-russa nella Siria nord-occidentale, seppur violata oggi con diversi raid aerei e bombardamenti di artiglieria, raggiunge per ora il primo obiettivo umanitario: limitare il bagno di sangue giornaliero nella martoriata regione di Idlib.

Intanto a Mosca i vertici dell’intelligence di Turchia e Siria – paesi ai ferri corti da quando Ankara sostiene le opposizioni armate siriane – si sono parlati in un incontro reso pubblico dai media ufficiali di Damasco.

Nella zona di Idlib, dopo 24 ore dall’entrata in vigore dell’accordo, annunciato ieri da Ankara, si è registrata una vittima civile, caduta sotto i bombardamenti di Damasco nel distretto di Maarrat an Numan. Fuori dal controllo governativo e sotto influenza diretta di Ankara, la regione di Idlib e alcune appendici della vicina regione di Aleppo ospitano da anni circa tre milioni di civili.

La metà di questi siriani, da anni esposti alle violenze della guerra, sono sfollati provenienti da altre regioni, rivoltatesi otto anni fa ma gradualmente messe in ginocchio dalla riconquista di Damasco e dei suoi due forti alleati strategici, l’Iran ma sopratutto la Russia.

Proprio Mosca, in accordo con Damasco, ha oggi annunciato l’apertura di tre valichi per far uscire i civili dalle zone più colpite dall’offensiva russa e governativa. Per l’agenzia siriana Sana si tratta di “corridoi umanitari” aperti per chiunque voglia mettersi in salvo dalle “operazioni dirette contro i terroristi”.

Il termine è usato dal governo siriano per indicare tutti quei miliziani anti-regime, inclusi i combattenti dei gruppi qaedisti, che ancora operano a Idlib, col benestare del governo turco. Questo, in accordo con Mosca e con l’Iran, ha dispiegato a Idlib suoi militari e ha eretto torri di osservazione.

I tre valichi sono rispettivamente a nord, a est e a sud di Maarrat an Numan, epicentro dell’offensiva russo-siriana e obiettivo strategico di breve termine. Qui passa l’autostrada Damasco-Aleppo, arteria vitale per il rilancio dell’economia e del business della “ricostruzione”.

Dall’avvio della nuova campagna militare di Damasco e Mosca su Idlib l’Onu conta più di 300mila sfollati. Ma nessuno di questi è finora fuggito verso i valichi aperti da russi e governativi bensì verso le zone vicine al confine turco, meno esposte ai raid aerei.

La protezione civile di Idlib ha oggi documentato circa 140 violazioni alla tregua entrata formalmente in vigore ieri alle 12 locali. Si tratta di attacchi aerei e di artiglieria compiuti dalle forze russe e governative a cui i miliziani anti-regime hanno risposto con mortai nella zona di Aleppo.

E mentre il premier siriano Imad Khamis e il ministro degli esteri Walid al Muallim sono oggi a Teheran, il generale Ali Mamluk, a capo dell’ufficio della sicurezza nazionale siriano, è stato a Mosca dove ha incontrato il capo dell’intelligence interna turca, Hakan Fidan. I due si erano già incontrati nell’ottobre del 2018 nel quartier generale russo in Siria, nella base di Hmeimim. Ma è la prima volta che i media di Damasco danno conto della riapertura dei contatti istituzionali tra i due governi.

(di Lorenzo Trombetta/ANSAmed)

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