“Missili in arrivo”, il film dei raid iraniani

Un missile balistico lanciato da Irán explode ad al-Assad nella provincia di Anbar, 160 km a ovest di Baghdad, dove risiede una base americana in Irak. (Telesur)

ISTANBUL.  – La vendetta dell’Iran scatta all’1.20 locali del mattino, l’ora esatta in cui 5 giorni prima il generale Qassem Soleimani veniva ucciso da un raid Usa a Baghdad. Una pioggia di missili balistici a corto raggio parte verso le basi americane in Iraq per l’operazione ‘martire Soleimani’.

Negli stessi minuti, il governo amico di Baghdad viene avvisato: colpiremo solo obiettivi degli Stati Uniti, mettete in salvo le vostre truppe. Un messaggio che, almeno indirettamente, ha contribuito anche ad evitare vittime americane e così a frenare l’escalation proprio mentre l’attacco veniva lanciato.

* IL LANCIO DEI MISSILI – Al grido di “Allahu Akbar”, la rappresaglia parte da una postazione di lancio dei Pasdaran. I missili terra-terra “Ghiam” e “Fateh”, di produzione nazionale, squarciano il buio della notte e attraversano il confine con l’Iraq, volando per oltre 300 km verso gli obiettivi designati: la base di Ayn al-Assad nella provincia di Anbar, 160 km a ovest di Baghdad, presidio cruciale delle forze Usa dalla caduta di Saddam Hussein, e il compound della Coalizione internazionale a guida americana vicino alla capitale curdo-irachena Erbil.

L’attacco parte al termine dei tre giorni di lutto nazionale per la morte di Soleimani.

* L’AVVERTIMENTO A BAGHDAD – Il governo di Baghdad riceve una nota verbale da Teheran che lo avvisa dei raid. Nessuna compromettente traccia scritta, ma il risultato è lo stesso. Il comando militare iracheno viene “immediatamente avvertito perché prenda le misure necessarie”. Segue uno scambio di informazioni sull’attacco imminente – o appena iniziato – con le forze Usa, che possono così a loro volta mettersi al riparo.

* LE BASI COLPITE – I Pasdaran parlano di “decine” di colpi sparati. Secondo l’Iraq, sono 22 i missili piovuti sul suo territorio. Di questi, 17 hanno raggiunto l’area di Ayn al-Assad, due dei quali finendo senza esplodere a ovest della vicina città di Hit sull’Eufrate. Gli altri 5 sono stati diretti al quartier generale di Erbil.

L’Iran parla di almeno “35 punti colpiti” e nessun missile intercettato, rivendicando la distruzione di infrastrutture cruciali, oltre a droni ed elicotteri.

* L’INCERTO BILANCIO DELL’ATTACCO – Alle 2.15 locali, secondo le autorità irachene, l’attacco si conclude. Tra propagande incrociate, parte il bilancio dell’operazione. Le Guardie della rivoluzione islamica annunciano di aver ucciso almeno 80 nemici e averne feriti più di 200.

Donald Trump invece minimizza, twittando che “va tutto bene”. Gli americani non confermano alcuna vittima. Lo stesso faranno qualche ora dopo le autorità di Baghdad e quelle regionali curde di Erbil. Il contrattacco dell’Iran si conclude senza un bilancio certo. In modi diversi, tutti possono dirsi soddisfatti.

 

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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