Schiaffo Usa a Zarif, negato il visto per l’Onu

Il ministro degli esteriri iraniano Mohammad Javad Zarif. ( EPA/VALENTIN FLAURAUD)

WASHINGTON.  – Più che un dispetto, l’ennesimo schiaffo. É quello assestato dall’amministrazione Trump al governo iraniano, negando il visto di ingresso al ministro degli Esteri Javad Zarif che giovedì avrebbe voluto essere a New York per partecipare a una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Invece il capo della diplomazia di Teheran non ci sarà e dovrà accontentarsi di un collegamento in teleconferenza con il Palazzo di Vetro. Per lui niente palcoscenico internazionale in un momento in cui l’escalation dello scontro tra Usa e Iran rischia di destabilizzare l’intero Medio Oriente e non solo.

“Quello che sappiamo è che il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha telefonato al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres per comunicargli che non c’è il tempo per emettere il visto”, ha spiegato lo stesso Zarif in una serie di dichiarazioni e interviste, accusando Washington di violare gli obblighi internazionali che gli Stati Uniti hanno come Paese ospitante del quartier generale delle Nazioni Unite.

“Hanno paura che qualcuno venga a New York e racconti la verità al popolo americano”, ha aggiunto il capo della diplomazia di Teheran, “ma commettono un grave errore, perché il mondo non finisce a New York e si può parlare agli americani anche da Teheran: è quello che farò”.

Pompeo intanto ha cercato di gettare acqua sul fuoco, spiegando che gli Usa rispettano sempre l’accordo del 1947 che regola l’accesso dei diplomatici dei Paesi membri dell’Onu al Palazzo di Vetro. Un’intesa in base alla quale tale accesso debe essere sempre garantito, salvo che gli Usa non ritengano ci siano motivi di sicurezza.

In questo caso il ‘no’ degli Usa a Zarif sarebbe ufficiosamente legato solo a una questione di tempi, non rappresenterebbe dunque un rifiuto formale di concedere il visto in violazione delle regole.

Ma piú delle parole “sibilline” di Pompeo, chiariscono il senso della vicenda quelle del consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Robert O’Brien: “Non penso che questo fosse il momento giusto per far venire Zarif negli Stati Uniti”. Momento in cui tra le forze americane e alleate nella regione del Medio Oriente vige la massima allerta per un possibile attacco coi droni da parte dell’Iran.

Intanto negli Usa monta la polemica sulle reali motivazioni che avrebbero originato l’ordine di Donald Trump di uccidere il Qassem Soleimani. Pompeo e il capo del Pentagono Mark Esper hanno ribadito come il generale iraniano costituiva una minaccia reale e imminente per gli Usa, ma ancora una volta senza presentare alcuna prova, almeno pubblicamente.

Atteso il briefing del segretario di stato con la cosiddetta “Gang of Eight”, il gruppo bipartisan di senatori e deputati del Congresso a cui partecipano anche il capo della Cia Gina Haspel, il direttore della Nsa Paul Nakasone e il numero uno dell’intelligence Usa Joseph Maguire.