Libia, salta la missione Ue. Haftar conquista la Sirte

Libia, mercenario in azione.
Libia, mercenario in azione. (PICTURES OF THE DECADE) A Libyan rebel fighter fire his weapon, during the battle to liberate the city of Sirte, Libya, 15 October 2011. EPA/MOHAMED MESSARA *** Local Caption *** 50103622

ROMA. – Il caos libico inghiotte anche l’attesa missione europea, mentre le truppe di Erdogan forniscono al premier Sarraj una sponda consistente. Nel giorno in cui il primo gruppo di soldati di élite turchi sbarca a Tripoli e le forze del generale Khalifa Haftar annunciano di aver preso il controllo di una città strategica come Sirte espellendo le milizie che sostengono il Governo di accordo nazionale di Sarraj, sfuma l’iniziativa dell’Unione europea, complici, probabilmente, i problemi di sicurezza e l’evoluzione dello scenario mediorientale.

Ma il pressing della diplomazia non si ferma, e questa sera il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha incontrato a cena a Roma l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri Josep Borrell. Al centro del colloquio, a quanto si apprende, i vari dossier, tra cui l’Iran ma anche la crisi libica, sulla quale i due hanno ribadito nettamente che non esiste soluzione militare.

Borrell ha assicurato a Di Maio che al Consiglio Affari Esteri di venerdì si parlerà di Libia. La notizia dell’annullamento della missione, fortemente voluta dall’Italia, ha intanto scatenato polemiche interne. Matteo Salvini ha ironizzato sui “vertici notturni a Palazzo Chigi a litigare, a parlare di legge elettorale mentre in Libia arrivano turchi, russi, francesi, egiziani e mezzo mondo”.

Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ha accusato Di Maio di essere “incollato alla poltrona” mentre “l’Italia scompare da ogni scenario internazionale, anche quelli che ci riguardano più da vicino”. La senatrice Paola Binetti (Udc) ritiene che il capo della diplomazia italiana sia “visibilmente inesperto”.

A difendere il ministro degli Esteri è sceso in campo il vice ministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni (M5S) che non crede invece che l’Italia sia “la grande esclusa” dello scacchiere internazionale e apprezza l'”umiltà” del titolare della Farnesina.

Di Maio – che l’8 gennaio sarà al Cairo, poi in Algeria e Tunisia – ha risposto alle polemiche ribadendo che la Libia è “una delle priorità” per l’Italia e sottolineando di essere in continuo contatto con gli omologhi europei e non solo.

Ma su una diplomazia che aveva cominciato faticosamente a mettersi in moto sono precipitati anche gli eventi sul terreno. Il sanguinoso attacco all’Accademia militare di Hadaba che ha provocato una trentina di morti attribuita, tra voci e smentite, alle forze di Haftar, ha dato il colpo definitivo a qualsiasi possibilità di garantire la sicurezza alla missione europea.

E stamattina il ministro degli Esteri del governo di Tripoli Mohamed Siala ha reso noto che il governo di Tripoli aveva chiesto alla delegazione Ue un rinvio della missione. Nella cui efficacia forse Sarraj non aveva particolare fiducia. A peggiorare la situazione, l’avanzata delle forze di Haftar che hanno annunciato di aver preso Sirte, 450 chilometri a est di Tripoli e città strategica per il controllo o della mezzaluna petrolifera.

“L’esercito nazionale arabo libico annuncia ufficialmente la liberazione e la bonifica della città di Sirte dal terrorismo e dai criminali”, ha detto Ahmed al-Mismari, portavoce delle forze di cui Haftar è comandante generale, in un conferenza stampa trasmessa su Facebook. E ha sottolineato “Sirte era il covo del terrorismo, dell’Isis e di al-Qaida e dei criminali che vi si radunavano” attaccando “giacimenti di petrolio”.

Una situazione sul terreno da prendere molto sul serio. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ammonisce sulla necessità, dall’Iran alla Libia, di “fermare l’escalation, esercitare la massima moderazione, far ripartire il dialogo, rinnovare la cooperazione internazionale”.

E Di Maio avverte che la violenza in Libia e Iran “sta esponendo tutti gli italiani a un pericolo di ritorsioni”. “Ora – dice – non è più il tempo di rischiare morte, terrorismo, ondate migratorie insostenibili, ora è il momento di scommettere sul dialogo, sulla diplomazia e sulle soluzioni politiche”.

 

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