Caos M5s, altre due uscite e trema anche la maggioranza

Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri e Dario Franceschini, Ministro della Cultura durante la discussione sulla fiducia al nuovo governo nell'aula del Senato.
Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri e Dario Franceschini, Ministro della Cultura durante la discussione sulla fiducia al nuovo governo nell'aula del Senato, Roma 10 settembre 2019. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Il Movimento Cinque Stelle inizia l’anno come ha finito il precedente, navigando nel caos, tra polemiche e defezioni: altri due parlamentari lasciano il gruppo in aperta polemica con i vertici, facendo tremare la tenuta dell’esecutivo.

Si tratta di due eletti a Montecitorio, dove i numeri della maggioranza sono molto più ampi di quelli striminziti del Senato, tuttavia è evidente che questa emorragia di parlamentari pentastellati, lenta ma costante, preoccupa qualcuno nel governo. A conti fatti, tra uscite volontarie ed espulsioni decise dai probiviri, sono diciannove i parlamentari Cinque Stelle che si sono persi per strada dall’inizio della legislatura.

A lasciare il Movimento stavolta sono il deputato tarantino Nunzio Angiola e quello materano Gianluca Rospi che annunciano di prima mattina la loro decisione di passare al gruppo Misto. Curiosità: con l’addio di Rospi, sono ormai fuori dal Movimento tutti e tre i vincitori dei tre collegi uninominali della Basilicata.

Insomma, altri abbandoni dopo quello clamoroso del ministro Lorenzo Fioramonti e la lacerante espulsione di Gianluigi Paragone.

Anche in questo caso, le motivazioni sono più o meno sempre le stesse: “Il mio dissenso – spiega Angiola – non deriva da un mio personale cambiamento di opinioni, ma dalla presa d’atto che, chi più chi meno, i vertici del Movimento hanno preferito trincerarsi in una chiusura pregiudiziale nelle proprie granitiche convinzioni”.

Sulla stessa linea, Gianluca Rospi: “Lascio il M5S e passo al Gruppo Misto perché non è più tollerabile una gestione verticistica e oligarchica”. Secondo alcune indiscrezioni anche Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri sarebbero pronti a lasciare.

La replica dei vertici è affidata alla senatrice Laura Bottici: “Le regole del Movimento sono poche e chiare. Non rispettarle porta automaticamente fuori. Ad ognuno le sue scelte, senza vittimismi o scenate da urlatori, come stiamo vedendo in queste ore. Per questo dico ‘ciao ciao’ a chi se ne va, e forse, chissà, non è mai stato davvero con noi”.

Il premier è consapevole del momento e già a partire dal vertice del 7, la riunione convocata per fare il punto sulla prescrizione, tenterà di rimettere la maggioranza in carreggiata, con l’obiettivo di realizzare l’agenda 2023.

Ovviamente, man man mano che la maggioranza perde pezzi, riaffiorano puntualmente molti rumors attorno all’ipotesi che si possa creare una pattuglia di ‘responsabili’, proveniente dal gruppo dei senatori azzurri pronti a ‘soccorrere’ la maggioranza, pur di evitare il ricorso anticipato alle urne. Voci, solo indiscrezioni, sempre ufficialmente smentite.

Tuttavia c’è chi considera la nascita di Voce Libera, l’associazione anti-sovranista promossa da Mara Carfagna, un importante passo verso un allargamento al centro della coalizione giallorossa. La vice Presidente della Camera ha sempre smentito, chiarendo in ogni occasione che mai “sosterrà i provvedimenti di Conte”.

Però Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi di Forza Italia, non le risparmia critiche: “C’è una revisione in corso all’interno di Fi che rimane il perno del centrodestra. L’iniziativa Voce Libera di Mara Carfagna genera confusione nell’elettorato perché qualcuno, che magari non può sempre informarsi, può immaginare che sia qualcosa di diverso da Forza Italia”.

(di Marcello Campo/ANSA)