Mattarella: “Italia ritrovi fiducia. Dare spazio ai giovani”

Il Presidente Sergio Mattarella durante il discorso di fine anno
Il Presidente Sergio Mattarella durante il discorso di fine anno. (Ufficio Stampa Quirinale)

ROMA. – Fiducia, coesione e senso civico per un’Italia che è decisamente migliore di come molti la dipingono. Sergio Mattarella, nel quinto discorso di fine anno del suo settennato, sprona il Paese a guardare avanti e invita tutti ad abbandonare la strada della denigrazione e dell’autocommiserazione.

Chiede ai cittadini di ritrovare onestà e civismo e alla politica di iniziare finalmente ad occuparsi di cose concrete smettendola di avvitarsi in una spirale propagandistica fine a se stessa.

In 16 minuti il presidente della Repubblica saluta gli italiani pronti al cenone e, con parole semplici e metafore “spaziali”, cerca di fargli vedere un’Italia diversa, quella del “genio e della civiltà”, quella della ricerca e del diritto.

Insomma, far comprendere con una serie di esempi quanto la percezione che si ha all’estero del Bel Paese sia radicalmente più positiva di quella depressa che si disegna in patria. L’emergenza economica non è finita ma il brutto è alle spalle, argomenta il capo dello Stato, e l’Italia ha le “risorse” per venirne fuori.

Spazio quindi ai giovani, unici ad avere capito quanto l’emergenza climatica sia “un problema serissimo”, i soli ad avere una “visione di lungo respiro”. Per questo Mattarella inizia e chiude il suo intervento con riferimenti allo spazio: sia per far capire quanto il mondo sia piccolo e interconnesso da lassù, sia per ricordare come proprio un italiano, Luca Parmitano, guidi la più importante missione internazionale, cioè la base spaziale orbitante.

E’ solo un esempio di stretta attualità perché Mattarella cerca di risvegliare l’orgoglio nazionale ricordando come nessun altro Paese possa celebrare nell’arco di pochi mesi gli anniversari di geni come Leonardo da Vinci, Raffaello e Dante Alighieri.

Da una nuova location del Quirinale, la sala Tofanelli, il presidente fa subito capire che non c’è tempo per guardare al passato. L’obiettivo è sferzare coscienze ripiegate per ridare slancio al senso di appartenenza. “Si avvia a conclusione un decennio impegnativo, contrassegnato da una lunga crisi economica e da mutamenti tanto veloci quanto impetuosi. In questo tempo sono cambiate molte cose attorno a noi”, spiega, facendo capire che la tempesta è alle spalle.

“Si tratta di un’occasione per pensare insieme al domani. Senza trascurare il presente e i suoi problemi, ma rendendosi conto che il futuro è già cominciato”. Basta piangersi addosso, quindi. Non ce n’è motivo, spiega raccontando quanto all’estero “l’Italia riscuota fiducia”. E “quella stessa fiducia deve indurci ad averne di più in noi stessi, per dar corpo alla speranza di un futuro migliore. Disponiamo di grandi risorse. Di umanità, di ingegno, di capacità di impresa”.

Un messaggio “urbi et orbi” che ha una declinazione politica quando il presidente richiama al pragmatismo: “per promuovere fiducia, è decisivo il buon funzionamento delle pubbliche istituzioni che devono alimentarla, favorendo coesione sociale. Questo è possibile assicurando decisioni adeguate, efficaci e tempestive sui temi della vita concreta dei cittadini. La democrazia si rafforza se le istituzioni tengono viva una ragionevole speranza”.

Concentratevi sulle necessità della gente, dice Mattarella nel passaggio più politico del suo intervento. Ma anche se è chiaro che il capo dello Stato ha deciso di volare alto traspare la preoccupazione per le evidenti slabbrature sociali che raccontano un pericoloso nichilismo civico: bisogna “sviluppare una cultura della responsabilità che riguarda tutti. La cultura della responsabilità costituisce il più forte presidio di libertà e di difesa dei principi, su cui si fonda la Repubblica”.

Ma non basta: “il civismo è una virtù da coltivare insieme. Serve rispetto delle esigenze degli altri, rispetto della cosa pubblica. Il civismo argina aggressività, prepotenze, meschinità, lacerazioni delle regole della convivenza”. Dopo aver chiesto con nettezza interventi per ridurre il divario nord-sud, Mattarella ritorna al futuro, cioè i giovani che in Italia sembrano relegati al ruolo di comparse sottopagate: “la fiducia va trasmessa ai giovani, ai quali viene sovente chiesta responsabilità, ma a cui dobbiamo al contempo affidare responsabilità”.

Insomma, l’Italia vera è quella “dell’altruismo”, certamente non quella di chi truffa. Per questo non è mancato un accenno al mondo dei social che pur Mattarella ama: “senso civico e senso della misura devono appartenere anche a chi frequenta i social” che “alle volte si trasforma in strumento per denigrare, anche deformando i fatti. Sovente ricorrendo a profili fittizi di soggetti inesistenti per alterare lo scambio di opinioni, per ingenerare allarmi, per trarre vantaggio dalla diffusione di notizie false”.

Immediato il plauso bipartisan che, dalla politica, giunge al capo dello Stato. “Consegnare un Paese migliore per i nostri figli è un compito impegnativo ma alla nostra portata. L’importante è che ciascuno di noi si impegni in questa direzione e non perda di vista questa finalità”, sottolinea il premier Giuseppe Conte. “Faremo la nostra parte”, promette il segretario del Pd Nicola Zingaretti. “La politica colga l’invito alla coesione”, è il commento si Silvio Berlusconi.

Unico a non applaudire, Matteo Salvini. “Con l’aiuto di Dio e del cuore immacolato di Maria siamo pronti a prendere il Paese per mano”, dichiara l’ex ministro che, in un lungo contro-discorso da Bormio non cita Mattarella ma sembra rivolgergli una frecciata: “A Capodanno “bisogna fare discorsi più melliflui, più incolori, più indolori, più insapori, le mie sono parole scomode”.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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