Palazzo Chigi precisa: “Reddito di cittadinanza e quota 100 non si toccano”

Giornalisti aspettano il vertice di maggioranza a palazzo Chigi
Giornalisti aspettano il vertice di maggioranza a palazzo Chigi, Roma, 29 ottobre 2019. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Il rilancio dell’azione di governo, previsto a gennaio, non avrà all’ordine del giorno eventuali modifiche del reddito di cittadinanza e di quota 100. Palazzo Chigi smentisce esplicitamente un retroscena giornalistico secondo cui il ‘Conte due’ starebbe pensando di rivedere, anche senza stravolgere, queste due misure approvate dall’esecutivo precedente.

Un paletto netto che viene accolto con grande soddisfazione dal Movimento Cinque Stelle. Un po’ meno dai renziani che comunque sembrano solo rimandare la battaglia. “Per noi – si legge in un post sul Blog delle Stelle – queste due misure non si toccano e non ci sarà nessuna modifica fino a che saremo al Governo. I nostri voti per cambiare o smantellare due conquiste sociali e di umanità come queste – conclude il post – non ci saranno mai”.

Su questa linea anche Conte, secondo cui tutto è migliorabile, ma nessuno pensi di cancellare il reddito, definito dal premier “una misura di giustizia sociale”.

Una posizione ferma che fa capire come la verifica per far ripartire l’esecutivo non abbia davanti una strada del tutto in discesa. La difesa compatta dei 5S si scontra infatti con le opinioni presenti in altre aree della maggioranza. Da mesi Italia Viva esprime la sua contrarietà ad ambedue queste misure.

Ma crescono malumori anche all’interno del Pd: “Quota 100 e reddito di cittadinanza – ricorda il capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci – sono un’eredità del governo con Salvini. Il primo provvedimento, particolarmente ingiusto verso i giovani, scade comunque nel 2021, il reddito di cittadinanza sta andando peggio delle peggiori previsioni. Possono anche non essere in agenda revisioni immediate, ma è il tempo di valutare”.

Ma quota 100 e reddito non sono le uniche spine che Conte dovrà affrontare le prossime settimane: anche la questione della giustizia e in particolare della prescrizione resta un punto caldo al centro del confronto tra il Movimento e il Pd.

Un invito a trovare una posizione “equilibrata” viene dal leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, che chiede a tutti “di mettersi attorno a un tavolo per costruire una soluzione condivisa”. A suo giudizio, “serve un equilibrio efficace tra un intervento sulla prescrizione, per evitare che i processi si chiudano senza l’accertamento della verità, e una durata giusta e chiara del processo, che non può continuare all’infinito”.

Su questo tema attacca Giorgio Mulè (Fi), definendo il Pd “l’aiutante di campo delle follie dei ‘generali’ a 5Stelle”. Durissimo, sempre contro i dem, l’azzurro Paolo Sisto: “Il Pd è il vero responsabile: dopo aver tirato i coltelli in Parlamento contro lo scellerato progetto di riforma Bonafede, ha dato via libera a questo scempio”.

Intanto l’anno si aprirà con un Consiglio dei ministri che dovrà risolvere l’ultimo strappo del 2019, quello delle dimissioni di Lorenzo Fioramonti dal ministero dell’Istruzione. Mattarella – in attesa di un Cdm che definisca lo spacchettamento in due ministeri – ha affidato l’interim a Conte che, nei giorni scorsi, aveva già proposto lo spacchettamento in due dicasteri, uno della scuola e uno dell’università, indicandone come titolari rispettivamente Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi.

(di Marcello Campo/ANSA)

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