Istat: il benessere migliora, ma i partiti prendono 3 in pagella

Milanesi passeggiano a piedi e in bicilcetta per una strada deserta nel centro di MIlano.
Milanesi passeggiano a piedi e in bicilcetta per una strada deserta nel centro di MIlano in occasione dell'ultima domenica a piedi finanziata dal ministero dell'Ambiente. DANIEL DAL ZENNARO/ANSA

ROMA. – La fiducia nelle istituzioni mostra qualche segnale di ripresa e dopo anni si interrompe anche quella che aveva assunto i connotati di una fuga dalle attività di partecipazione civica e politica. Ma i partiti in pagella prendono “3-” anche se sono sono in buona compagnia, visto che neppure il sistema giudiziario arriva alla sufficienza. Promosse invece le forze dell’ordine, con i vigili del fuoco che prendono un 8 pieno.

A sondare le opinioni degli italiani è l’Istat. Nel Rapporto sul Bes, il Benessere equo e sostenibile, l’Ufficio di statistica analizza lo stato di salute del Paese andando oltre il Pil. In tutto sono dodici le dimensioni considerate e nel complesso, dice l’Istat, nell’ultimo anno c’è stato un miglioramento.

L’ottimismo è cresciuto, con il Nord che fa da traino. Il lavoro e la sua compatibilità con la famiglia continuano a essere però tasti critici. A risentirne sono principalmente i giovani e tra loro le classi d’età più vicine alla fascia adulta.

L’Istat calcola in quasi due milioni gli under35 in condizioni di sofferenza, ovvero a cui mancano due o più dimensioni del benessere (dalla salute al lavoro, dalla sfera sociale a quella territoriale, passando per l’istruzione). Rispetto agli anni passati si registra addirittura un peggioramento, con i ragazzi che non sarebbero più sollevati neppure dalle relazioni sociali.

Almeno c’è la speranza di vivere sempre più a lungo. Nel 2018 si è raggiunto il massimo storico: 82,3 anni (80,9 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne). Ma la maggiore longevità femminile si accompagna “a condizioni di salute più precarie”. Ad esempio una signora di 65 anni può contare di andare avanti altri 22,5 anni, ma di questi 12,7 anni con “limitazioni nelle attività”.

Fin qui le medie nazionali, se si va a guardare quel che succede sul territorio si scopre che la probabilità di mantenersi in buono stato al Nord è più alta di 3 anni rispetto al Mezzogiorno. Divari che si ritrovano anche tra i giovanissimi. Tra i ragazzi del secondo anno delle scuole superiori quasi uno su tre non ha la sufficienza in italiano, quota che sale a uno su quattro al Sud.

E simile proporzione si ritrova nella matematica: al Mezzogiorno è sotto il 41,9% in italiano e il 53,5% in matematica. Percentuali che a prescindere dal territorio fanno comunque riflettere. Non a caso è aumentato il numero di coloro che non conseguono il diploma delle superiori. Eppure l’istruzione è la leva che sembra stare dietro ogni dimensione del benessere.

Certo, sulla felicità esercita un peso considerevole la componente economica, in primis il reddito, ma sottolinea l’Istat, “in misura minore rispetto ad altre caratteristiche come il titolo di studio”. Basti pensare che “la propensione a essere molto soddisfatti della vita è circa il triplo tra i laureati rispetto a coloro che posseggono al massimo la licenza secondaria inferiore”.

Il tutto in un’Italia più ‘green’, anche se non abbastanza considerando la raccolta differenziata dei rifiuti, per cui gli obiettivi Ue sono lontani. Invece sono stati raggiunti, e in anticipo, i target sulle rinnovabili. Diminuisce poi il consumo del suolo e l’abusivismo.

Intanto, fa sapere sempre l’Istat, il mercato del mattone mostra segnali di risveglio, con i prezzi delle abitazioni che tornano in positivo dopo quasi tre anni. Benessere, stando al rapporto Bes, significa però anche sicurezza. Il tasso degli omicidi si riduce nel 2018 ma non per le donne. A riguardo l’Istat sottolinea come la maggior parte dei femminicidi avvenga per mano di partner o ex.

(di Marianna Berti/ANSA)

Lascia un commento