Salvini a processo, esplode lo scontro con Conte e Di Maio

Il Primo Ministro Giuseppe Conte durante il suo discorso al Senato tra i vice Matteo Salvini e Luigi di Maio.
Il Primo Ministro Giuseppe Conte durante il suo discorso al Senato tra i vice Matteo Salvini e Luigi di Maio. ANSA/ ETTORE FERRARI

ROMA. – Matteo Salvini vive il caso Gregoretti un po’ come Donald Trump l’impeachment: come una macchinazione politica e un’ingiustizia. Il leader della Lega si paragona al presidente Usa nel giorno in cui la Giunta per le immunità del Senato avvia il ‘processo’ per decidere sull’autorizzazione a procedere chiesta del Tribunale di Catania.

Nelle carte inviate dai giudici c’è una nota di Palazzo Chigi che nega si sia mai parlato in Consiglio dei ministri della nave della Guardia costiera con 131 migranti a bordo. “Conte e gli altri sapevano”, replica la Lega, infuriata con Luigi Di Maio e M5S, pronti a mandare alla sbarra Salvini. Il capo cinquestelle, già collega vicepremier, “è un piccolo uomo, squallido umanamente”, attacca il segretario leghista.

L’ex ministro dell’Interno è convinto di aver agito nell’interesse nazionale, “con il consenso di tutto il governo, e lo dimostreremo con le carte – dice -. Non vedo l’ora di spiegare le mie ragioni al Senato e nel caso in Tribunale”. Salvini però crede che “alcuni giudici usino il loro ruolo per fare politica” e che “qualcuno a sinistra usi qualsiasi arma a disposizione per sovvertire la volontà popolare”.

In Italia come negli Stati Uniti e come in Israele con il premier Bibi Nethanyau. Quasi un complotto internazionale anti-sovranista, al quale il senatore contrappone il suo “non rimpiango nulla”. Anzi, “se gli italiani mi rivoteranno rifarò le stesse cose” sui migranti, assicura Salvini.

Quelle azioni che rivendica di aver condiviso con tutto il governo gialloverde. Ma gli alleati di un tempo, che ora stanno con il Pd, lo mollano. Il caso analogo della nave Diciotti, sul quale M5S votò no in Giunta, “fu una decisione del Governo – sentenzia Di Maio -, la Gregoretti fu propaganda dell’allora ministro Salvini. Ha sempre detto ‘mi faccio processare’, ora lo vedo un po’ impaurito”.

Nello scontro entra anche la presidenza del Consiglio. Una nota del segretario generale in risposta al Tribunale dei ministri di Catania afferma che la questione Gregoretti non finì all’ordine del giorno in alcuna riunione del governo. Il documento è dell’ottobre scorso, già in epoca di Conte 2, mentre la vicenda è di luglio, ancora in tempi di Conte 1.

Secondo fonti leghiste, invece, “ci furono numerose interlocuzioni tra Viminale, presidenza del Consiglio, ministero degli Affari Esteri e organismi comunitari. Il via libera allo sbarco fu annunciato dal ministro dell’Interno” dopo l’accordo con l’Ue.

Versioni opposte, mentre i giudici di Catania nel loro atto d’accusa contestano all’allora ministro il sequestro di persona dei migranti, lasciati dal 27 al 31 sulla Gregoretti, nonostante il decreto sicurezza bis non si applicasse alla navi militari. Salvini secondo i magistrati che chiedono di processarlo non aveva alcuna motivazione valida per rimandare l’assegnazione del porto sicuro previsto dalle leggi internazionali.

Le 59 pagine della richiesta di autorizzazione a procedere sono allo studio dei membri della Giunta del Senato, che dovrebbe pronunciarsi il 20 gennaio. Poi ci saranno altri 30 giorni prima del voto definitivo dell’Aula del Senato. A complicare le cose il fatto che tre componenti dell’organismo siano passati dal Pd a Italia Viva e uno dal M5S alla Lega.

“Salvini ha 15 giorni per presentare una memoria difensiva”, ricorda il presidente dell’organismo Maurizio Gasparri. E mentre Giorgia Meloni difende Salvini, Sea Watch vince l’appello al Tribunale civile di Palermo e potrà tornare in mare: è la nave di Carola Rackete, la capitana anti-Capitano.

(di Luca Laviola/ANSA)