PopBari, Patuanelli: “In Bankitalia difficoltà a vigilare”

Ingresso della sede della Banca Popolare di Bari.
Ingresso della sede della Banca Popolare di Bari. (ANSA)

ROMA. – Un consiglio d’amministrazione che procedeva fra “ritardi e incertezze”. Sul piano del rilancio della redditività della Popolare di Bari. E sul piano della valutazione e dello smaltimento dei crediti deteriorati all’origine del dissesto, ingigantiti dall’acquisizione di Tercas che quello stesso cda – “tollerante” nei confronti dei crediti che non rientravano – gestì con un’azione “non pienamente adeguata”.

E’ lungo l’elenco delle osservazioni e avvertimenti messi in fila da un’ispezione del 2016 disposta dalla Banca d’Italia sull’istituto commissariato venerdì scorso. Avvertimenti poco recepiti dalla banca, se si è arrivati al salvataggio, ma che non risparmiano a Via Nazionale gli strali di una parte della maggioranza: “evidentemente c’è una difficoltà degli organi di vigilanza a rispettare fino in fondo il loro compito”, tuona il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli.

Che parla di crisi bancarie che si ripresentano “ciclicamente” e definisce “inaccettabile” che continui l’andazzo degli ultimi 10 anni”, quelli del post-crisi che ha trascinato con se Mps le venete, le ‘quattro banche’, oltre a Carige e infine la Bari: salvataggi per un costo complessivo di 33 miliardi – stima Equita sim – di cui 21 per lo Stato.

Se a Roma “prosegue il lavoro” del Fitd chiamato a intervenire nel salvataggio e se ne discuterà nella riunione di venerdì, come ha spiegato il presidente Salvatore Maccarone, a Bari un corteo di azionisti protestava stamani al grido di “ladri, ridateci i nostri soldi” e una delegazione di risparmiatori ha incontrato i commissari appena insediati.

Dalle carte emergono dettagli destinati ad acuire quelle tensioni. Che mettono in luce le numerose problematiche che hanno fatto precipitare la solidità patrimoniale della banca dal 2014 – l’anno dell’autorizzazione a comprare Tercas dopo il divieto alla Bari ad espandersi nel 2010 – e l’epilogo di fine 2019.

“Errori – scrivono gli ispettori di Bankitalia nella loro relazione dopo accertamenti svolti fra il 20 giugno e il 10 novembre 2016 – nel quantificare i prestiti ponderati per rischiosità, specie quelli con garanzie immobiliari, quando la la Popolare doveva risanare, mettere nero su bianco il ‘buco’ degli Npl, rilanciare la redditività dopo aver acquisito Tercas.

Un’operazione che ha generato “in misura rilevante” la “elevata incidenza” dei crediti deteriorati (il 40% erano finiti in pancia della Popolare dopo aver acquisito Tercas e Caripe). E ancora – si legge nel documento di cui l’ANSA è entrata in possesso – una “gestione improntata alla tolleranza” e “profili di debolezza” nel gestire i crediti che non rientravano, con alcune sofferenze sottostimate.

Stress test basati su ipotesi “non sufficientemente conservative”. Valutazioni degli immobili a garanzia senza definire “i criteri e le metodologie”. Una sfilza di nodi rimasti irrisolti fino al commissariamento, mentre il management non faceva bene i conti – a leggere fra le righe del rapporto ispettivo – con un piano di ricapitalizzazione tutta in salita, fra “sentiment” degli investitori verso le banche, difficoltà nella trasformazione della Popolare in spa, e valutazioni stellari delle azioni.

Era infatti pari a 281 milioni di euro il valore delle azioni messe in vendita da ben 11mila soci, il prezzo delle azioni era già stato tagliato a 7,5 euro (da 9,53) eppure ancora esprimeva – scrivono gli ispettori – “multipli di patrimonio significativamente superiori” rispetto a banche comparabili. Facendo presagire quello che sarebbe avvenuto dopo, un deprezzamento progressivo fino all’inevitabile diluizione che toccherà agli azionisti che oggi protestavano a Bari.

(di Domenico Conti/ANSA)

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