Trump a 24 ore dall’impeachment. Al Senato è già scontro

Un manifestante porta un cartello con la scritta: "Solo processatelo". (Wikipedia)

WASHINGTON.  – Prima ancora che la Camera voti domani i due articoli di impeachment contro Donald Trump per l’Ucrainagate, è già scontro al Senato sui futuri testimoni, mentre la Casa Bianca e i vertici del Grand Old party temono una possibile fronda interna durante la fase del processo.

Il leader della maggioranza repubblicana al Senato Mitch McConnell ha respinto oggi la richiesta dem di sentire alla camera alta del Congresso almeno quattro nuovi testimoni, tra cui l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton e il capo dello staff della Casa Bianca Mick Mulvaney. Entrambi hanno conoscenza di prima mano della vicenda ma Trump ha ordinato loro di non deporre e Bolton sta attendendo la decisione di un giudice.

“Non è il lavoro del Senato cercare disperatamente i modi per arrivare ad una condanna”, ha dichiarato McConnell, sottolineando che tocca alla Camera istruire le indagini. “Se il caso dei dem alla Camera è carente, sottile, non spetta al giudice e alla giuria rimediare in Senato”, ha aggiunto, definendo il procedimento “l’impeachment più frettoloso, meno scrupoloso e più ingiusto della storia recente”.

Gli ha risposto subito il leader dei senatori democratici Chuck Schumer: “i processi di impeachment, come gran parte dei processi, hanno testimoni. Non averli sarebbe una aberrazione. Cosa teme McConnell? Cosa teme il presidente Trump? La verità?”.

Schumer ha suggerito che chiederà di mettere ai voti la richiesta sui nuovi testimoni e che conta di avere il sostegno anche di molti repubblicani che gli hanno confidato privatamente di pensare che Trump abbia agito in modo sbagliato ma di non essere sicuri che ci siano ancora fatti sufficienti.

E qui si apre il capitolo della possibile fronda interna tra i senatori repubblicani più moderati o più critici verso il tycoon, come Mitt Romney. L’eterogenea pattuglia comprende Susan Collins, Cory Gardner e Martha McSally (tutti e tre a caccia di indipendenti in collegi in bilico), Lisa Murkowsky (ha già votato contro l’abolizione dell’Obamacare e il giudice della corte suprema Brett Kavanaugh), Lamar Alexander, Pat Roberts e Mike Enzi (tutti e tre non si ricandidano e quindi non hanno nulla da perdere).

Il gruppo non è grande abbastanza per arrivare ai 67 voti necessari per la condanna ma potrebbero aiutare i dem ad avere i 51 voti richiesti per prendere alcune decisioni chiave, tra cui citare testimoni, acquisire documenti e approvare mozioni: il Gran old party ha 53 seggi, i dem 47, bastano quattro repubblicani per cambiare il corso delle udienze.

E mentre la commissione “regole” della Camera discute oggi in una sessione fiume i parametri per il dibattito e lo storico mvoto di domani, Rudy Giuliani, l’avvocato personale di Trump, ha ammesso candidamente di aver suggerito lui al presidente di rimuovere l’ambasciatrice Usa a Kiev Marie Yovanovitch, accusandola di ostacolare le indagini sui Biden tanto care al tycoon. Quelle che lo hanno fatto cadere nell’umiliante procedura di impeachment.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)