Alitalia: Lufthansa, prima partner e ristrutturazione

Un aereo Alitalia in pieno decollo. (alitalia.it)

FRANCOFORTE. La “fase due” del salvataggio di Alitalia si prepara al decollo. Con il super commissario Giuseppe Leogrande che domani farà il suo esordio al tavolo al Mise convocato dal ministro Patuanelli con i sindacati, si attende di capire come si tradurrà nei prossimi mesi la nuova rotta della compagnia, all’insegna della riorganizzazione, dopo due anni e 7 mesi di inutili tentativi di vendita.

La prima indicazione l’ha data il Governo aprendo al controllo straniero. Si pensa sempre a Lufthansa, che con tempismo torna a farsi sentire, suggerendo la propria ricetta: giusto partner e giusta ristrutturazione. Una sorta di candidatura indiretta, che però resta vincolata a quello che per Francoforte è un imperativo: prima di investire, serve una compagnia ristrutturata e profittevole.

“Perché Alitalia abbia un futuro di lungo termine, avere il giusto partner è importante quanto avere la giusta ristrutturazione”, afferma il presidente e ceo di Lufthansa Carsten Spohr parlando ad alcuni giornalisti italiani.

“Questa è la mia logica quando ho parlato ai player italiani nelle scorse settimane. Altrettanto importante” è sapere che questi due fattori non possono andare “uno senza l’altro”, prosegue il manager con la licenza da pilota, che dal maggio 2014 guida un Gruppo con oltre 135 mila dipendenti, un fatturato vicino ai 36 miliardi e che ha già acquisito altre compagnie europee in crisi come Swiss e Austrian airlines.

Lufthansa è da anni con gli occhi puntati su Alitalia ma non ha mai cambiato il proprio mantra: prima la si ristruttura, poi vi si può iniettare denaro. Inoltre serve un partner, perché qualunque compagnia in Europa da sola è troppo piccola: quindi o si trovano tanti partner o se ne trova uno come Lufthansa che te ne garantisce tanti, ragionano a Francoforte, dove pensano invece che con Delta Alitalia verrebbe sacrificata.

Quindi al momento l’ipotesi di comprare una quota di maggioranza di Alitalia va rimandata: l’interesse c’è ma prima va completamente ristrutturata. Nel frattempo la strada potrebbe essere quella di una partnership commerciale, che però difficilmente si concretizzerà a gennaio: i tedeschi vogliono prima vedere che la ristrutturazione la si sta facendo davvero, a quel punto si potrebbe guardare ad un accordo commerciale senza investire forse a maggio (il 31 scade il termine fissato dal decreto per la vendita).

Su come questa ristrutturazione vada fatta l’idea dei tedeschi, che non intendono sostituirsi al neo commissario con il quale comunque avrebbero già preso dei primi contatti, parte da una considerazione: più si abbassano i costi, più le rotte diventano profittevoli e più servono posti di lavoro.

L’idea è che il numero giusto per Alitalia sarebbe una flotta di 90 aerei  (dai 113 di fine 2019) che potrà in un secondo momento anche crescere, come già fatto con Swiss. Guardando al perimetro della nuova Alitalia, invece, i tedeschi pensano ad una newco con dentro attività di volo (passeggeri e cargo) e manutenzione di linea, asset che oggi impiegano più o meno 5-6000 dipendenti.

Fuori invece il resto della manutenzione e l’handling, che comunque Francoforte considera un valore.

Intanto mentre si attende la messa a punto della squadra di Leogrande, che starebbe preparando un tandem con Giancarlo Zeni come direttore generale, i sindacati guardano all’incontro di domani su Alitalia al Mise per capire le intenzioni del Governo.

Domani parte anche la trattativa tra azienda e sindacati sulla nuova procedura di cigs per 1.180 dipendenti fino al 23 marzo 2020: accordo da raggiungere entro il 31 dicembre, quando scade l’attuale cassa.

(dell’inviata Enrica Piovan/ANSA)

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