Di Maio il leader “solo” prova a ricompattare il M5s

Luigi Di Maio durante la presentazione dei nuovi Facilitatori del MoVimento 5 Stelle, Roma
Luigi Di Maio durante la presentazione dei nuovi Facilitatori del MoVimento 5 Stelle, Roma, 15 dicembre 2019. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – L’uomo “solo” al comando dei 5 Stelle prova a far ripartire il Movimento contando sulla condivisione delle responsabilità: oneri e onori. “In questi anni mi sono sentito molto solo, credo pure Grillo lo sia stato. Quando sei solo e prendi decisioni da solo e non ci sono persone legittimate con le quali condividerle tutto è molto difficile”, ammette il capo politico del M5s annunciando dal palco del tempio di Adriano la partenza della fase 2 del M5s, quel rilancio nel segno della riorganizzazione della forza politica e della suddivisione delle responsabilità che dovrebbe anche metterlo al riparo dalle continue critiche che gli arrivano dall’interno del Movimento.

Ha costituito un “team” di 24 persone con dietro, ciascuna di esse, una squadra, per affiancarlo nelle decisioni: a breve seguirà anche la costituzione di un gruppo di facilitatori regionali che serviranno a fare da collante con i territori, il punto debole nella ramificazione del Movimento.

“Stasera con questo evento possiamo chiudere un primo step di un processo di riorganizzazione partito quasi un anno fa: non è stato semplice. L’anno che sta per concludersi è quello in cui il Movimento ha raggiunto i dieci anni”, ricorda il capo politico deciso a tirare le somme e ripartire con una nuova fase: “Siamo l’unica forza politica che fa decidere direttamente agli iscritti, anche per formare il governo. Gli unici a concepire un programma partecipato, per farlo diventare un programma di governo”, ha detto Di Maio presentando il nuovo team.

Poi ha aggiunto: “A volte una cosa buona deve finire affinché ne nasca un migliore. Oggi con la nascita del Team del Futuro permettiamo al Movimento di pensare ai prossimi dieci anni”. Un punto dal quale ripartire, insomma, sapendo tuttavia che se “oggi nasce il Team del Futuro, non è la panacea di tutti i mali, non risolve tutti i problemi. E’ fatto di facilitatori, non di decisori”.

Ma qualcosa, per forza, dovrà cambiare. Lo promette il deputato Emilio Carelli che, ad esempio, va a supervisionare il settore della Comunicazione: “Dobbiamo scrivere un nuovo piano per la comunicazione che metta in luce gli aspetti positivi ma anche le criticità emerse”, annuncia il giornalista che non nasconde le pecche a suo giudizio mostrate dalla comunicazione pentastellata.

“Dobbiamo cambiare il tono e le strategie per rispondere agli attacchi che ci vengono rivolti e alle critiche, facendo ogni giorno un’analisi puntuale ed una verifica della nostra comunicazione”, annuncia Carelli intenzionato ad affiancare l’opera di formazione della squadra di eletti anche attraverso corsi di” public speaking”.

Poi c’è il ritorno all’ascolto della base, dei territori e non solo con la creazione dei nuovi facilitatori regionali ma anche con il rilancio del cosiddetto “Activism” che porterà avanti Paola Taverna. “Il Movimento è una piramide rovesciata, la base è il nostro vertice e noi dobbiamo rimanere degli umili portavoce. Chiedo scusa perché spesso si è creata una distanza, che dovrà essere colmata”, confessa la vicepresidente del Senato che, dopo aver ammirato il successo di piazza delle Sardine, promette un cambio di regia: “Chiederò di ricominciare dall’ascolto, colmando quella distanza che si e’ venuta a creare con quella parte fondamentale del M5s, che e’ quella che sta nelle piazze e ai banchetti”.

(di Francesca Chiri/ANSA)