Benigni torna a Sanremo, dopo Pinocchio un’altra fiaba

Roberto Benigni sul palco del teatro Ariston durante la serata dedicata ai 150 anni dell'unità d'Italia nella 61ma edizione del Festival della canzone italiana, 17 febbraio 2011 a Sanremo.
Roberto Benigni sul palco del teatro Ariston durante la serata dedicata ai 150 anni dell'unità d'Italia nella 61ma edizione del Festival della canzone italiana, 17 febbraio 2011 a Sanremo. ANSA/CLAUDIO ONORATI

ROMA. – Roberto Benigni torna al Festival di Sanremo. L’annuncio arriva nello studio di Che tempo che fa, dove è ospite di Fazio Fazio per presentare, con il regista Matteo Garrone, il film Pinocchio. “Eccome se ci vado!”, risponde il premio Oscar a Fazio.

“Sono io che lo preparo, sono la cosa sicura, Amadeus non so se verrà! – ha scherza – Quando mi dicono Sanremo per me è come dire Pinocchio, è una favola, è il 70esimo anniversario, è la festa degli italiani più bella, è veramente una favola! Sarà un Sanremo straordinario”.

Benigni torna all’Ariston – il palco dal quale lanciò il celebre ‘Wojtylaccio’ – dopo la straordinaria performance del 2011, una lezione di storia patria dedicata ai 150 anni dell’unità d’Italia: il suo commento all’inno di Mameli – con il memorabile ingresso sul palco a bordo di un cavallo bianco – fece volare il festival oltre i 15,3 milioni di spettatori in prima serata, unendo il Paese, raccogliendo apprezzamenti bipartisan e il plauso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Del resto Benigni da record all’Ariston non è una novità: sfiorò i 20 milioni nel 2002, ospite di Pippo Baudo, quando in uno degli interventi più emozionanti della storia del festival presentò una sua versione in chiave politica del Giudizio Universale e si lanciò in battute sugli organi sessuali dello stesso Baudo (“Sono stato io a mettere per primo le mani lì, anche prima della signora Ricciarelli” e giù con la celebre ‘strizzatina’), di Berlusconi, Di Pietro, Fassino.

A tenere banco per tutta la settimana sanremese era stata la minaccia di Giuliano Ferrara, creatore del comitato BoBe (Boicottiamo Benigni): il direttore del Foglio aveva promesso di sbarcare al festival per lanciare uova contro il comico. Ma poi non se ne fece nulla. E ancora nel 2009 il suo show di mezz’ora, tutto incentrato sulla politica, superò i 15 milioni di spettatori e il 55% di share. Spazio a Veltroni, a Berlusconi, ma anche agli omosessuali che “non sono fuori dal piano di Dio”.

Nel 2011 è stato ospite di capitan Gianni Morandi, con l’intervento dedicato all’inno nazionale ma ricco come sempre di spunti di attualità: “Dov’è la vittoria sembra scritto dal Pd”, “150 anni per una nazione che volete che siano, è una bambina … una minorenne, ‘sta storia delle minorenni è nata a Sanremo con la Cinquetti si è spacciata per la nipote di Claudio Villa. Ruby Rubacuori: l’ho detto, se non ti piace cambia canale e vai sul Due: no, là c’è Santoro”; “ha detto che è la nipote di Mubarak, bastava andare all’anagrafe in Egitto e vedere se Mubarak di cognome fa rubacuori”.

Poi il cambio di registro e l’esegesi dell’inno: Benigni si trasformò in un cantore appassionato, mescolando l’analisi del resto alla storia e alla letteratura e facendo emergere dal passato uomini e donne che hanno contribuito alla nascita del nostro Paese.

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