Oltre 450mila gli autonomi “dipendenti” da clienti

Un lavoratore della costruzione taglia uno stampo di plastico con la sega elettrica. (Panorama)

ROMA. – L’occupazione è ferma nel terzo trimestre. L’ultimo rapporto sul mercato del lavoro dell’Istat registra una stazionarietà di fondo, dove la crescita dei lavoratori dipendenti, compensa il calo degli autonomi. Rispetto a prima della crisi, nel terzo trimestre 2008, ci sono 492 mila lavoratori indipendenti in meno a fronte di 774 mila dipendenti in più.

Queste due categorie, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro Ilo, non sono più sufficienti a raccontare il mondo del lavoro, dove sono emerse nuove figure autonome, simili per molti aspetti al lavoro dipendente. Sono i cosiddetti “dependent contractor”, lavoratori autonomi senza dipendenti – oltre 450 mila in Italia, secondo la prima stima dell’Istat – i cui compensi sono completamente stabiliti da clienti o da terzi.

Spesso sono donne (il 39,1%), con meno di 35 anni (il 26,4%) e con una laurea in tasca (il 32,9%). Lavorano come agenti di commercio, agenti assicurativi, gestori finanziari, insegnanti di arte o lettere, istruttori di sport, infermieri, ostetrici, autisti, guide e operatori di call center.

Circa un quarto ha un contratto come collaboratore, gli altri si dividono tra lavoratori in proprio e liberi professionisti. Quest’ultima categoria è cresciuta a doppia cifra nell’ultimo decennio, mentre quella dei collaboratori si è quasi dimezzata.

Contraddistinguono questi lavoratori alcuni aspetti per i quali sono più simili ai lavoratori dipendenti che agli autonomi in senso stretto. La metà lavora per un unico cliente e uno su tre ha limitazioni sul luogo e l’orario di lavoro.

Quelli che dichiarano di cercare una nuova occupazione è vicina a quella dei dipendenti a termine (8,5% e 9,6%, rispettivamente), anche perché molti lavorano a tempo parziale, fino a 20 ore a settimana.

La diffusione del part time, e in particolare di quello involontario, è un altro aspetto che emerge dagli ultimi dati Istat. Oltre un lavoratore su dieci lavora a tempo ridotto non per propria volontà nel terzo trimestre.

Complessivamente gli occupati sono 151 mila in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma questo aumento riguarda solo i lavoratori part-time, mentre quelli a tempo pieno sono in calo.

Nei dodici mesi appare anche una tendenza a rapporti di lavoro un po’ più stabili: la crescita degli occupati è trainata dai dipendenti a tempo indeterminato, che sono 212 mila in più, mentre calano i precari e gli indipendenti. Aumenta inoltre la permanenza nell’occupazione, soprattutto per le donne e i ragazzi sotto i 35 anni, e le transizioni verso il tempo indeterminato.

Le ore lavorate crescono dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% rispetto al 2018, mentre il tasso di disoccupazione scende al 9,8%. I disoccupati sono ancora oltre 2 milioni e mezzo, ma la situazione migliora rispetto allo scorso anno (c’è un calo del 2,5%), in particolare per le persone in cerca della loro prima occupazione.

(di Chiara Munafò/ANSA)

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