Istat e il caro asili, il costo sale a 2.000 euro

Bambini salgono le scale in un asilo nido. (Il Fatto Quotidiano)

ROMA. – Il sistema degli asili in Italia non aiuta tutti, anzi i posti accessibili consentono la frequenza soltanto al 25% dei bambini e con costi medi di 2 mila euro che lasciano fuori almeno il 12,4% dei piccoli.

É l’Istat a fare il punto su uno dei temi caldi della manovra, con un report proprio dedicato ai servizi educativi per la prima infanzia: nell’anno scolastico 2017/2018 ne erano attivi sul territorio nazionale 13.145. I posti disponibili – di cui il 51% pubblici – coprono il 24,7% dei bambini con meno di 3 anni.

La percentuale, pur in lieve aumento, è ancora sotto il parametro del 33% fissato nel 2002 dall’Ue per il 2010. Per questi il report giudica “ancora insufficiente” la dotazione di asili nido. Inoltre, è forte l’eterogeneità sul territorio: in Valle d’Aosta hanno un posto disponibile 47 bambini su 100, in Campania meno di 9.

Altro problema è il costo: il carico medio che deve sostenere una famiglia per il servizio di asilo nido, pari a 1.570 euro nel 2015, è salito a 1.996 euro del 2017.

I vincoli economici, sottolinea l’Istituto di statistica, spiegano “una parte non trascurabile” della mancata iscrizione all’asilo nido dei bambini: nel 2018 sono il 12,4% i genitori di bambini di 0-2 anni non iscritti al nido che dichiarano di non averlo fatto perché i costi sono eccessivi.

Rispetto all’anno precedente, comunque si registra un lieve aumento della copertura (+0,7%), dovuto, spiega l’Istat, sia al calo dei bambini residenti in Italia sia a un lieve incremento dei posti disponibili (+0,3%).

L’obiettivo europeo del 33% è stato superato già da alcuni anni in Valle d’Aosta, nella Provincia Autonoma di Trento, in Emilia Romagna, Toscana e Umbria. Al Nord-est e al Centro la ricettività è molto prossima al target europeo mentre nelle restanti regioni del Centro-nord i valori sono inferiori ma non lontani dal 30%.

Nel Mezzogiorno si è invece ancora lontani dall’obiettivo, nonostante alcuni segnali di miglioramento, con la sola eccezione della Sardegna che ha una dotazione di servizi comparabile alle regioni del Centro-nord (27,9%).

In Abruzzo e in Molise i posti privati e pubblici nei servizi socio-educativi superano, ma di poco, il 21%; la Puglia ha superato il 15%, la Basilicata si attesta al 14,3% e le altre regioni presentano valori inferiori al 10%, con il minimo di 8,6% in Campania.

In buona parte delle regioni, evidenzia ancora l’Istituto di statistica, è decisivo l’apporto delle strutture private per raggiungere valori di copertura prossimi all’obiettivo europeo, mentre solo in pochi casi il contributo più consistente proviene dai nidi e servizi integrativi pubblici.