Dopo lo stop dell’altoforno Afo2, Mittal mette 3.500 lavoratori in cassa integrazione

Un particolare delle tute degli perai davanti alla fabbrica Arcelor Mittal a Taranto
Un particolare delle tute degli perai davanti alla fabbrica Arcelor Mittal a Taranto, 5 novembre 2019. ANSA/RENATO INGENITO

ROMA. – Peggio di così non poteva andare. Il tavolo previsto domani al Mise con i sindacati, al quale parteciperà il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli, ha in menu la notizia che l’Altoforno 2 deve essere spento per realizzare i lavori di messa in sicurezza, e la conseguente decisione di ArcelorMittal di mettere in cassa integrazione straordinaria 3.500 lavoratori.

L’azienda non ha voluto aspettare nemmeno che i Commissari Straordinari decidessero di fare appello al Tribunale del Riesame. Anzi – sottolineano i sindacati – ArcelorMittal vuole sostituire l’attuale cassa integrazione ordinaria per crisi congiunturale (e quindi temporanea) in cassa integrazione straordinaria, cioè strutturale e quindi anticamera del licenziamento.

Attualmente, a causa del calo della produzione ArcelorMittal ha già messo in cigo 1.273 lavoratori. Dopo la chiusura dell’Afo 2, il numero sale a 3.500, tutti in cigs. Cifra che si avvicina pericolosamente ai 4.700 esuberi previsti dall’ultimo piano presentato ai sindacati al Mise e rigettato dal Governo.

Dopo quattro anni, il giudice di Taranto Francesco Maccagnano, non se l’è sentita – soprattutto dopo gli ultimi richiami del presidente della Repubblica Mattarella – mettere in secondo piano il valore della sicurezza sul lavoro, concedendo l’ennesima proroga. Non ha più potuto “proseguire ulteriormente” quel “bilanciamento di interessi” che ha finora sempre visto la sicurezza sul lavoro messa in secondo piano.

Di “termine intermedio”, per permettere a Afo 2 di continuare a produrre ed effettuare la messa in sicurezza, ne è stato abbondantemente concesso ai diversi Commissari Straordinari che si sono succeduti dell’Ilva. Quattro anni appunto, quattro e mezzo dalla morte di Alessandro Morricella, deceduto dopo giorni di agonia per le ustioni gravissime causate da una fiammata mentre misurava la temperatura di una colata di ghisa.

“Il Tribunale – ricorda il segretario generale della Fim-Cisl Marco Bentivogli – aveva prima dato 3 mesi per ottemperare le prescrizioni, il Governo di allora aveva chiesto giustamente più tempo, un anno. Dopo 4 anni non è stato fatto nulla e si chiedono altri 16 mesi. Ora sarebbe utile verificare perché i Commissari non hanno fatto nulla (neanche impugnato le ordinanze) e se il custode giudiziario ha segnalato le inadempienze”.

L’Afo2 è pericoloso perché il suo campo di colata non ha le tecnologie di automazione che impediscano qualsiasi contatto umano con la ghisa liquida sia per liberare ostruzione di fori di colata, sia per la rilevazione della temperatura della ghisa. Tale deficit di sicurezza è peraltro presente anche negli altri 2 altoforni ancora attivi Afo1 e Afo4.

Secondo quanto riferisce Bentivogli, solo 20 giorni fa sarebbe partito dalla cassa dell’Amministrazione Straordinaria il bonifico alla Paul Wurth per pagare gli interventi da effettuare. Con quale animo i sindacati si presenteranno domani al tavolo del Mise lo si capisce dalle dichiarazioni furibonde.

“Mittal usa i lavoratori come scudi umani. Approfitta della decisione del giudice per ottenere i risultati che si era prefissata” dice il segretario generale della Uilm Rocco Palombella. Spento l’Afo2, Taranto marcerebbe solo con l’Afo 1 e l’Afo 4 che insieme arrivano a produrre appena 3.600 tonnellate l’anno.

(di Maria Gabriella Giannice/ANSA)

Lascia un commento