Editoria ancora in cattiva salute, la cura digitale

Una giovane legge un libro elettronico in un dispositivo mobile. (iberlibro.com)

MILANO.  – L’editoria continua a non godere di buona salute e l’unica cura arriva dal digitale. In Italia, come avviene nel mondo, la diffusione cartacea è diminuita di 240.000 copie al giorno attestandosi a 2,5 milioni di copie (-8,6% sul 2017 e -32,3% dal 2014) mentre sono state diffuse giornalmente 380.000 copie digitali (13% del totale), in aumento del 13%.

Minori vendite si sono tradotte in minor fatturato: i sette principali editori italiani hanno registrato ricavi per 3,4 miliardi (-4% sul 2017). Con un riflesso sull’occupazione, scivolata lo scorso anno a 11.053 dipendenti (-3,9% sul 2017 e -14,1% sul 2014), dei quali il 35,4% giornalisti (erano il 37,2% nel 2014) con una perdita di 2.540 addetti in cinque anni (786 dei quali dalla vendita dei periodici Francia di Mondadori).

I numeri emergono dall’ultima ricerca dell’Area Studi di Mediobanca che ha passato in rassegna i bilanci delle maggiori società editoriali e tracciato anche un quadro più ampio guardando oltre i confini nazionali.

A livello mondiale nel 2018 i ricavi dell’industria dei quotidiani sono diminuiti del 3,4% a 111 miliardi (-13,2%) e l’unica voce in controtendenza è stata il digitale.

Per quanto rappresentino ancora una parte minima (il 3,7%) del giro d’affari dell’editoria, i ricavi da diffusione digitale hanno segnato i maggiori incrementi (+14,2% nel 2018 e +104,5% nel quinquennio) così come quelli da pubblicità digitale (+5,3% e +24,8%) contro il nuovo passo indietro dei ricavi da diffusione cartacea (-2,5% e -7,4%) e la relativa pubblicità (-8% e -28,9%).

Non stupisce allora che un paese come il nostro, dove un quotidiano continua a costare in media meno che in Germania, Francia e Regno Unito, anche sul fronte degli investimenti siamo fanalino di coda: 16 milioni quelli materiali, dimezzati in cinque anni. Più significativi invece e pari a 46 milioni, gli investimenti immateriali, vale a dire licenze, software e applicativi per lo sviluppo digitale.

Fra i sette big italiani che rappresentano il 67% dell’editoria italiana solo Cairo Communication (con dentro Rcs e La7) ha visto i ricavi aumentare seppur di poco (+0,5% a 1.224 milioni) seguito per dimensioni da Mondadori (891 milioni) e Gedi (649 milioni).

Nel quinquennio le perdite nette cumulate hanno raggiunto i 678 milioni e solo Cairo Editore, poi consolidata in Cairo Communication, ha sempre chiuso in utile.

Per solidità finanziaria ha primeggiato l’anno scorso Caltagirone Editore (debiti finanziari pari al 2,5% del capitale netto) mentre in Borsa, nei primi 9 mesi del 2019, ha brillato Mondadori (+29,2%) e si è ripreso il Sole 24 Ore (+41,5%).

(di Marcella Merlo/ANSA)

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