Conte alla prova del Mes, trattativa a oltranza su testo condiviso

Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri e Dario Franceschini, Ministro della Cultura durante la discussione sulla fiducia al nuovo governo nell'aula del Senato.
Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri e Dario Franceschini, Ministro della Cultura durante la discussione sulla fiducia al nuovo governo nell'aula del Senato, Roma 10 settembre 2019. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – E’ il Mes, il fondo salva Stati, l’immediato banco di prova per il governo giallorosso, e Giuseppe Conte si gioca la partita in Parlamento. Sul tavolo la risoluzione di maggioranza sulla riforma del trattato, da votare alla Camera prima e al Senato nel pomeriggio, dopo le comunicazioni del premier sul prossimo Consiglio europeo.

Ma dopo ore di riunioni, il documento non è definitivo e il braccio di ferro tra Pd e M5s ancora aperto. Complici probabilmente i mal di pancia dentro il Movimento che non sembrano placarsi, nonostante l’aura di compattezza vantata dal leader Luigi Di Maio dopo una riunione con i suoi a Palazzo Madama. Tant’è che la trattativa va avanti nella notte, dentro il movimento e nella maggioranza.

Il capo politico dei 5 stelle cerca comunque di andare oltre la contingenza del Mes e rilancia il nuovo contratto di governo su cui, annuncia, la maggioranza si metterà a lavorare da gennaio. Il presidente del Consiglio lavora da Palazzo Chigi per un punto di caduta incentrato sulla carta del “rinvio” ai prossimi mesi per l’ok finale al trattato.

Una prima svolta sembrava arrivata nel pomeriggio: “Siamo vicini a un accordo sulla risoluzione”, è circolata voce agli sgoccioli della riunione tra il sottosegretario Laura Agea e i capigruppo delle commissioni Affari europei delle Camere, e dopo i vertici del giorno prima. “Si stanno limando gli ultimi punti”, assicurano in molti.

L’intesa sarebbe stata raggiunta trovando una formula soddisfacente, soprattutto per il M5s, che specifica il coinvolgimento del Parlamento nei vari passaggi del trattato e il mantenimento della cosiddetta logica di pacchetto. Rispetto alla bozza circolata nelle ultime ore, il testo sarebbe stato “molto semplificato”.

Sia pur mantenendo la logica del pacchetto Mes, Bicc, Unione bancaria, ma da adottare in maniera “progressiva” e comunque con le Camere continuamente aggiornate. Ma i 5 Stelle frenano: “sul Mes stiamo ancora discutendo e ultimando i punti da dirimere”, si spiega in una nota.

Insomma nessun ‘patto’ chiuso, ci si confronta fino all’ultimo. E si incrociano le dita per superare la “trappola” del Senato dove i margini numerici sono strettissimi. Per l’ok alla risoluzione sul Mes basta la maggioranza semplice ma se sì scendessero sotto la soglia della maggioranza assoluta (161 senatori), il governo pure con il via libera in tasca potrebbe subire dei contraccolpi politici.

Tra i più ostili nei 5 stelle c’è Gianluigi Paragone: “Stiamo stravolgendo il nostro programma elettorale” perché “se anche il Movimento decide di stare da quella parte, significa che ha deciso di diventare europeista e non siamo arrivati in Parlamento dicendo questo”, attacca. Aggiunge che aspetta di leggere la risoluzione finale ma rimarca: “Stando ai rumors, dico che al 90% il mio voto sarà negativo”.

Attendista pure Mario Giarrusso, altro senatore scettico sul Mes che ripete come un mantra: “Prima vedo la risoluzione e poi decido, perché bisogna vedere le cose concrete, a parole siamo bravi tutti”. Indeciso pure Gregorio De Falco, ex 5S mentre più possibiliste Paola Nugnes ed Elena Fattori, anche loro fuori dal Movimento.

Di certo voteranno no alla risoluzione le opposizioni. Probabilmente Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia presenteranno proprie risoluzioni alternative anche se continua in serata il tentativo di arrivare a un testo unico del centrodestra.

Di sicuro tra i giallorossi c’è sintonia sulla road map per una nuova alleanza di governo. Lo annuncia Di Maio uscendo dal Senato: “Sul contratto di governo, che vogliamo fare dal prossimo anno, è arrivato il momento di mettere nero su bianco tempi e temi”. E si addentra nei dettagli: “Siamo tutti d’accordo di lavorarci appena si approva la legge di bilancio”.

Come, gli chiedono i cronisti? “Credo che sia utile che, subito dopo, il premier convochi i capi delegazione del governo – ha continuato -, ci facciamo una giornata di pianificazione e poi mettiamo i gruppi parlamentari a lavorare per dire come, quando e dove faremo le cose nei prossimi 3 anni”.

(di Michela Suglia/ANSA)