Argentina, Fernández presidente: “Priorità fame e debito”

Il presidente argentino Alberto Fernández e la vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner salutano ai loro simpatizanti nella Plaza de Mayo, dopo l'atto d'investitura presidenziale.

BUENOS AIRES. – L’Argentina peronista è in festa oggi per il ritorno alla Casa Rosada presidenziale di Alberto Fernández, esponente di spicco del movimento fondato da Juan Domingo Perón, e di Cristina Fernández de Kirchner nel ruolo di vicepresidente.

Successore di Mauricio Macri, che negli ultimi quattro anni ha cercato senza troppo successo di impostare un modello di Paese “aperto al mondo” di concezione neoliberale, Fernández ha giurato per il quadriennio 2020-2023 rivolgendo un appello dal Parlamento “all’unità di tutta l’Argentina nella prospettiva di costruire un nuovo contratto di cittadinanza sociale”.

Nel suo discorso inaugurale, durato un’ora, il capo dello Stato ha tracciato un quadro spietato delle condizioni del Paese, che a suo avviso “è sull’orlo della bancarotta”, e con l’urgente necessità di “recuperare un insieme di equilibri sociali, economici e produttivi che oggi sono assenti”.

Festeggiato da decine di migliaia di persone, che si sono assiepate nella storica Plaza de Mayo nonostante l’alta temperatura estiva, Fernández ha dedicato la prima parte del suo discorso all’enorme paradosso rappresentato da “oltre 15 milioni di persone che soffrono di insicurezza alimentare in un Paese che è uno dei principali produttori di alimenti del mondo”.

Dopo aver sottolineato che “in questa catastrofe sociale un bambino argentino su due è povero”, e che “la povertà attuale è la più alta dal 2008”, il capo dello Stato ha annunciato che “la prima riunione del governo sarà dedicata ala preparazione di un Piano integrale ‘Argentina contro la Fame'”.

E subito dopo si è riferito alla necessità di dichiarare una “emergenza sanitaria” per lo stato deplorevole dell’assistenza pubblica e per “malattie che credevamo sradicate e che invece sono tornate fra di noi”.

Interrotto da ripetuti applausi, ha evocato anche l’esistenza di una emergenza legata all’esistenza di un tasso di disoccupazione che riguarda il 30% dei giovani, fra i quali “1,2 milioni non studiano né lavorano”.

A questo punto Fernández ha svelato di aver deciso di “non dare seguito al bilancio dello Stato preparato per il 2020 dal governo uscente”, perché “le cifre non riflettono la realtà macroeconomica” e neppure “gli impegni di rimborso del debito che realmente sono stati assunti”.

Al riguardo il leader peronista ha sostenuto che il governo uscente “ha lasciato un Paese in una situazione di virtuale default”. Per uscire da questa situazione, ha assicurato, “dobbiamo alleggerire il peso del debito per poter cambiare la realtà.

Dobbiamo tornare a sviluppare una economia produttiva che ci permetta di esportare e così generare capacità di  rimborso”. In questo spirito, ha aggiunto, “cercheremo una relazione costruttiva e di cooperazione con il Fondo monetario internazionale e con gli altri creditori”, perché “l’Argentina ha la volontà di pagare, ma ora non ha la capacità di farlo”.

“Mi ha salutato affettuosamente perché ci conosciamo da tantissimo tempo, anche se non lo avevo incontrato di recente”: così il sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo ha sintetizzato il suo incontro oggi con il presidente argentino Alberto Fernández, appena insediatosi nella Casa Rosada.

“Inoltre – ha ancora detto all’ANSA – mi ha chiesto di inviare i suoi saluti personali al presidente Sergio Mattarella e al presidente del consiglio, Giuseppe Conte”. Per l’occasione, ha aggiunto, “mi ha assicurato che uno dei suoi primi viaggi sarà in Italia”.

Riguardo al cambio della guardia ai vertici del governo e dello Stato argentini, Merlo ha osservato che “i cambiamenti sono sempre momenti di speranza. Nel nostro caso di speranza sia per il milione di italiani che vivono in questo Paese, sia per gli svariati milioni argentini che hanno una origine italiana”.

Davvero spero, ha concluso, che “l’Argentina possa risorgere ed eliminare la povertà e la fame”.

(di Maurizio Salvi/ANSA)