Processo a Salvini, il giudice nega il legittimo impedimento

Angela Ciconte con il gruppo 'I Cinque sassi' durante la preghiera per Matteo Salvini davanti all'ingresso del Palazzo di Giustizia di Torino,
Angela Ciconte con il gruppo 'I Cinque sassi' durante la preghiera per Matteo Salvini davanti all'ingresso del Palazzo di Giustizia di Torino, 10 dicembre 2019. ANSA| EDOARDO SISMONDI

TORINO. – Matteo Salvini convitato di pietra al Palazzo di Giustizia di Torino. Nella ‘cittadella giudiziaria’ di corso Vittorio Emanuele si è parlato di lui per l’intera giornata: discussioni in punta di diritto, carte bollate, testimonianze, filmati, cartelli, slogan e persino preghiere. Tutto in sua assenza.

Nel pomeriggio di oggi a Torino era in programma la ripresa del processo in cui il leader della Lega è chiamato a rispondere di vilipendio alla magistratura per delle frasi pronunciate nel 2016 durante un comizio. Il Capitano, però, era altrove. Le tappe del suo pellegrinaggio erano scandite su Facebook: in mattinata a Imola per un’iniziativa politica, quindi alla stazione ferroviaria di Bologna in attesa di prendere un treno per Roma.

Il difensore, l’avvocato Claudia Eccher, ha chiesto un rinvio: Salvini vorrebbe farsi interrogare ma adesso non può perché è impegnato in una riunione di capigruppo al Senato in tema di manovra. Il giudice, Roberto Ruscello, dopo qualche accertamento via internet in camera di consiglio ha risposto di no. Il calendario dei lavori a Palazzo Madama è cambiato e oggi era in programma solo la seduta di una commissione di cui Salvini non fa parte.

“Non è stata accertata – è la conclusione – la sussistenza di un legittimo impedimento”. L’assenza del Capitano era già annunciata da qualche giorno, ma più di un simpatizzante ha voluto dargli di persona il suo sostegno. Al mattino una ventina di fan si sono raccolti davanti ai cancelli del Palagiustizia per recitare preghiere su iniziativa di un gruppo chiamato ‘I cinque sassi’.

“Siamo fieri di lui – ha detto l’animatrice, Angela Ciconte – e del lavoro che sta facendo per l’Italia e gli italiani. Sappiamo che prega proprio come preghiamo noi. E se siamo qui è anche perché abbiamo avuto il suo ‘via libera’. Gli ho parlato io, e lui mi ha detto di andare avanti. Diversamente non ci saremmo mai permessi”.

Nel pomeriggio era stato convocato un secondo presidio. Però, a parte i promotori (che non hanno nascosto il disappunto) si sono presentati in pochissimi. Nel frattempo, nell’aula 54, le toghe si davano battaglia. Il pm Emilio Gatti ha mostrato il video con le frasi incriminate.

Salvini, a proposito delle indagini sulla Rimborsopoli in Liguria, associa le parole “magistratura” e “schifezza” e parla di “cancro da estirpare”. Poi sfiora il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel Nord e accusa i “lazzaroni” che ci mettono “otto anni a fare una sentenza”.

Vilipendio? La difesa dice no. Non era un’occasione pubblica, ma un incontro limitato ai militanti della Lega. Se ne tornerà a discutere a febbraio.

(di Mauro Barletta/ANSA)

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