Gender gap sugli stipendi cala, ma resta ancora al 7,4%

Una lavoratrice in uno stabilimento di costruzione di furgoni.
Una lavoratrice in uno stabilimento di costruzione di furgoni. (ANSA)

ROMA.  – Niente da fare: la differenza salariale tra uomo e donna si riduce, ma a ritmi lentissimi, tanto da apparire insormontabile. Tanto che nel lavoro il divario sembra quasi quello di due mondi paralleli.

Lo dimostra il fatto che sebbene il “gender gap”, almeno nelle retribuzioni, stia registrando un leggero calo – passando dall’8,8% del 2014 al 7,4% del 2017 – le donne in Italia sono ancora le più coinvolte nei contratti part-time (nel 63% dei casi) e non riescono neanche a trarre dal loro percorso di studi lo stesso  vantaggio dei colleghi uomini.

In media, infatti, un laureato viene pagato per ogni ora di lavoro il 20% in più di un diplomato. Se il dato però si analizza facendo attenzione al genere, si scopre che per un uomo l’aumento retributivo orario legato alla laurea è del 32,6%, per una donna invece questa percentuale si ferma al solo 14,3%.

Questi risultati provengono dal Report Istat sui differenziali retributivi del 2017, anno in cui le donne con la laurea hanno registrato una retribuzione oraria inferiore di oltre 3 euro rispetto ai colleghi uomini (12,58 euro per loro).

Lo svantaggio delle donne, ovunque evidente, è più marcato nel Nord-est, nel Centro e nel Nord-ovest. Oltre al danno, poi, la beffa: la composizione tra laureati e diplomati dimostra una maggiore presenza relativa di laureati tra le donne. Il numero di dipendenti laureate è, infatti, pari al 37,5% delle diplomate, mentre per l’altro sesso questo rapporto scende al 24,9%.

Nel suo rapporto l’Istat mette in evidenza anche altre differenze retributive. A partire da quelle fra contratti part-time e a tempo pieno. I primi nel triennio 2014-2017 sono aumentati del 24,6%. E anche in questo caso, la parte debole resta quella femminile.

La retribuzione oraria mediana delle posizioni lavorative part-time è di 10,07 euro, ossia 1,91 euro in meno rispetto a quelle con contratto full-time. E a chi appartiene la maggior parte dei contratti a tempo parziale? Alle donne, nel 63% dei casi.

A far loro compagnia fra i discriminati del lavoro, però, ci sono anche gli stranieri e chi è nato nelle regioni del Mezzogiorno. Le differenze nelle retribuzioni orarie fra Nord e Sud Italia arrivano, infatti, a superare il 16%.

I compensi orari mediani più bassi “si osservano per i rapporti di lavoro di imprese localizzate nelle regioni del Sud (10,25 euro) – spiega l’Istat – mentre il valore più elevato in quelle del Nord-ovest (11,91 euro) con un differenziale retributivo pari al 16,2%”.

L’Istituto nazionale di statista, poi, sottolinea anche che è “notevole” il differenziale retributivo – pari al 13,8% – tra i lavoratori nati in Italia e quelli nati all’estero. La retribuzione oraria mediana dei rapporti di lavoro dei primi (l’83,3% del totale) è pari a 11,53 euro, superiore di 1,4 euro rispetto a quella dei secondi.

(di Maria Chiara Furlò/ANSA)